Che la stragrande maggioranza del pubblico lo conosca per le sue cure, i cuccurucucu, le bandiere bianche e i centri di gravità è un dato di fatto, ma Franco Battiato, artista eclettico per antonomasia, ha disseminato lungo il suo interminabile cammino musicale anche una nutrita serie di lavori colti tra cui ben quattro opere liriche: parliamo di Genesi, Gilgamesh, Il cavaliere dell’intelletto e Telesio, lavori che subito dopo le rispettive messinscene storiche vennero registrati e commercializzati finendo anche, come nel più unico che raro caso di Genesi, nella top ten dei dischi pop/rock. Tutti, almeno apparentemente, tranne uno: Il cavaliere dell’intelletto, opera sull’imperatore Federico II di Svevia commissionata nel 1994 dalla Regione Sicilia, lavoro su cui da tempo grava un enigma di non facile soluzione. Da una parte infatti c’è chi sostiene, tra amici e collaboratori, che quell’opera nel ’94 oltre a essere rappresentata fu anche portata su disco, mentre dall’altra c’è chi, negando categoricamente la registrazione, fa sorgere spontanea la domanda: perché, in effetti, affrontare i gravosi costi di un’incisione con soli coro e orchestra per poi tenerla chiusa in un cassetto e non commercializzarla più?
Una ragione, quantomeno evidente, sembra proprio non esserci, ma cionondimeno sono diversi gli storici collaboratori o i più cari amici pronti a sostenere che il disco de Il cavaliere dell’intelletto esista ben nascosto da qualche parte: “Non ho attualmente prove concrete per dimostrarlo – afferma Filippo Destrieri, storico tastierista di Battiato -, ma ricordo che quella registrazione l’abbiamo fatta. Registrammo sia Gilgamesh che Il cavaliere dell’intelletto ai Forum Studios del quartiere Parioli, a Roma. Quel disco deve avercelo qualcuno, da qualche parte”. A suffragare, sebbene parzialmente, le parole di Destrieri è Claudio Colombo, intimo amico di Battiato: “Ho avuto la fortuna di assistere a una delle messinscene storiche de Il cavaliere dell’intelletto, a Jesi nel ’94. È musica di una bellezza unica: ho trovato in quell’opera quel senso di sospensione, come una sospensione tra i mondi, che nel Gilgamesh si tocca solo ogni tanto, ad esempio nella traccia 21, Solo. La registrazione esiste, fu fatta in uno dei teatri in cui l’opera fu rappresentata, e io chiesi a Battiato il motivo per cui non l’avesse mai pubblicata: mi rispose che non era completamente soddisfatto di una delle voci liriche coinvolte. Franco, in due diverse occasioni, aveva chiesto a uno dei suoi collaboratori di girarmela per un uso privato, giusto cioè per poterla risentire, ma ciò nonostante, nonostante anche la sua stessa insistenza, non mi è mai arrivata”.
Due versioni che divergono su un unico punto: il luogo dell’incisione. Destrieri ricorda lo studio di registrazione ai Parioli, Colombo uno dei teatri in cui l’opera venne rappresentata nel lontano 1994. A smentire l’ipotesi Forum Studios è Enrico Maghenzani, l’allora produttore di Battiato: “Ai Forum Studios registrammo Gilgamesh, ma sul Cavaliere ho molti dubbi: doveva essere registrata con uno studio mobile Fonoprint al Teatro Pergolesi di Jesi, ho tra i miei documenti un preventivo di spesa, ma poi non si fece nulla. È pure possibile però che Battiato abbia chiesto ai tecnici di palco di fare una registrazione in una delle varie serate, queste son cose che si vedeva da solo, in totale autonomia. A ogni modo, che la registrazione esista o meno, il fatto è che Il cavaliere è capitato anche in un momento particolare per Battiato, perché il contratto con la EMI era in scadenza e probabilmente non voleva chiedere un impegno così importante alla sua storica etichetta discografica quando di lì a poco l’avrebbe lasciata”. Tra le carte di Maghenzani emerge però un documento altrettanto importante: una liberatoria con cui il produttore dava il permesso al Teatro Pergolesi di Jesi di fornire alla Rai una copia delle riprese video dell’opera fatte dal teatro stesso il 7 ottobre 1994. Un video, insomma, c’è, ed è probabilmente conservato sia negli archivi Rai che in quelli del teatro jesino.
Chi, senza lasciare spazio a possibili dubbi, tronca di netto il discorso è infine Angelo Privitera, uno degli ultimi e più assidui collaboratori di Battiato, musicista secondo cui di registrazioni non ne esiste nessuna e di nessun genere possibile. Chi avrà ragione? Chi torto? Chi starà dimenticando qualcosa? Quello intorno a Il cavaliere dell’intelletto è dunque un vero e proprio enigma in attesa di essere risolto, col vivo augurio da parte degli amanti del Maestro di Catania che la registrazione all’improvviso, dopo quasi trent’anni dalla rappresentazione dell’opera, possa spuntar fuori da qualche archivio o, più probabilmente, da qualche ben custodita cassetta di sicurezza: circostanza che, continuando a scavare, potrebbe venirsi a verificare.