L’incessante arrivo sul suolo italiano di migliaia di nuovi profughi e richiedenti asilo, dei quali alcune migliaia sono attesi, nelle prossime ore, in Lombardia, ripropone il tema dell’accoglienza nelle nostre città. Quasi 100mila dall’inizio dell’anno ad oggi mentre nel 2022 sono stati – al 4 agosto – 42mila e nel 2021 erano 30milla. Il governo dovrà prenderne atto al più presto e affrontare sistematicamente, in un rapporto sinergico e condiviso con le amministrazioni locali e la Regione.

Quando i partiti di destra erano all’opposizione, ogni sbarco veniva “drammatizzato” e strumentalizzato. Anche a sinistra però, a livello locale, l’approccio al problema sembra cambiare. È in questo contesto che va inquadrato – in questi giorni – il secco no della sindaca di Brescia, Laura Castelletti, ad accogliere temporaneamente 25 migranti in città.

Brescia (195 mila abitanti) avrebbe “già dato” e la momentanea riapertura di una caserma dismessa nel centro della città aumenterebbe lo “stress” del quartiere. Un atteggiamento sorprendente per un sindaco di una città che si è sempre distinta per i valori di accoglienza e solidarietà, non solo verso i migranti. Non solo, ma da una città fra le più ricche e produttive del Paese. Una posizione da aspettarsi dal candidato sindaco leghista Rolfi, sconfitto nelle recenti elezioni del maggio scorso.

Il risultato è stato che la Prefettura di Brescia ha individuato in un capannone alla periferia industriale di Flero, di proprietà dello Stato in quanto sequestrato alla criminalità organizzata, il sito per la sistemazione temporanea dei migranti. Un capannone obsoleto molto distante dal centro abitato che, fino a qualche giorno fa, era giudicato inadatto dalla stessa Prefettura.

Come avranno preso i cittadini di Brescia, di lunga tradizione cattolico-democratica, la chiusura della sindaca? Sindaca peraltro di una città oltremodo accogliente, con numerose associazioni di volontariato?

Ricordo che qualche anno fa a Sulzano (1.900 abitanti), con una Sindaca di centro destra, in un paio di giorni si decise di riaprire un piccolo albergo chiuso e di dare risposta positiva alla richiesta, avanzata dal Prefetto, di ospitare una ventina di migranti. Era il periodo della crisi siriana e non solo. La sindaca trovò immediata disponibilità da parte dei volontari del circolo locale di Legambiente che, per quasi un anno anche inseme all’oratorio, si presero cura della ventina di richiedenti asilo.

Alfabetizzazione, lavori sociali, come la pulizia delle strade, lo spalamento della neve, il coinvolgimento in iniziative culturali servirono al loro primo approccio con il paese. Ci fu la protesta di un gruppo di Forza Nuova di Monteisola, una mini manifestazione di leghisti davanti all’albergo e la protesta di CasaPound che non fermò però il lavoro del Comune dei volontari di Legambiente e dei residenti. Molti dei richiedenti asilo, ora sparsi in tutta Europa, ricordano ancora oggi, con testimonianze di affetto e riconoscenza, quel periodo.

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