L’Atlantico non è mai stato così caldo, ci dicono recentissimi articoli pubblicati su prestigiose riviste scientifiche, e lo stesso vale per il Mediterraneo: bene, sarà più piacevole farci il bagno e la stagione estiva durerà più a lungo. Magra consolazione.

Per comprendere il significato di questo fenomeno occorre sapere come funziona l’oceano globale e, visto l’analfabetismo scientifico che ci caratterizza, temo che siano in pochi a saperlo (chi lo sa già può smettere di leggere). Una grande corrente connette tutti gli oceani in un unico oceano: il grande nastro trasportatore oceanico, innescato dalla formazione di ghiaccio ai poli. Al polo nord, il sale dell’acqua marina che gela rimane nell’acqua liquida sotto al ghiaccio galleggiante e la rende molto salata, oltre che fredda. L’alta salinità e la bassa temperatura la rendono molto densa e la fanno affondare: le acque artiche superficiali, ricche di ossigeno, scendono negli abissi dell’Atlantico e arrivano al polo sud, dove altra acqua affonda per la formazione di ghiaccio antartico e si forma una corrente profonda che gira attorno all’Antartide.

Un ramo di questa corrente va verso l’Oceano Indiano, un altro verso il Pacifico; entrambi risalgono in superficie, si scaldano e tornano verso l’Antartide, e da lì risalgono l’Atlantico, sempre in superficie, arrivando al polo nord, chiudendo il grande nastro trasportatore che, innescato dal freddo, condiziona gli ecosistemi planetari. Oceano e atmosfera sono connessi. Ad esempio, l’ultima parte del grande nastro trasportatore, quella che dal golfo del Messico arriva fin in Europa, mitiga il clima del nostro continente.

Queste condizioni stanno cambiando: a causa del riscaldamento il ghiaccio polare non si forma più, tanto che oramai si è aperta la rotta siberiana, libera dal ghiaccio. L’Atlantico non è mai stato così caldo, in tempi storici. L’acqua fredda che deriva dallo scioglimento del ghiaccio artico non contiene sali, è meno densa dell’acqua salata e galleggia su di essa, va incontro alla corrente del Golfo e la rallenta, diminuendone l’influenza mitigatrice sull’Europa. Il cambiamento climatico a livello atmosferico altera il “clima” oceanico e il riscaldamento dell’Atlantico ha ripercussioni sul funzionamento del grande nastro trasportatore oceanico. Il sistema oceano-atmosfera, con continue azioni e retroazioni, va verso nuove dinamiche.

Lo scioglimento dei ghiacci non solo provoca l’innalzamento del livello del mare, a cui potremo far fronte spostando i nostri insediamenti, ma provoca anche ulteriori cambiamenti nel clima atmosferico di cui non sappiamo prevedere le conseguenze con precisione.

La comunità scientifica sta registrando questi fenomeni da decenni e ogni anno rileva condizioni sempre più devianti rispetto a quello che dovrebbe essere la “normalità”.

I recenti dati sulle temperature atlantiche non sono soltanto “allarmi” e spiegano l’aumentata frequenza di fenomeni estremi di calore e siccità prima, e di inondazioni dopo. Se fa molto caldo l’acqua Atlantica evapora e forma nuvole che diventano perturbazioni che arrivano sull’Italia proprio dall’Atlantico. Le vediamo nelle previsioni del tempo: se siete a Milano e in cielo ci sono nuvole… quello è l’Atlantico. E quando piove è l’acqua dell’Atlantico che ci bagna, che alimenta i nostri fiumi. Quando ci sono lunghi periodi di siccità i nostri fiumi vanno in secca; quando piove e le falde e i fiumi si ricaricano, è l’acqua atlantica che ci ristora. Ma se i fenomeni diventano estremi, come in questo momento storico, alla carenza di acqua seguono le inondazioni. L’acqua, inoltre, non viene sequestrata dai ghiacciai, che la restituivano gradualmente. Come i poli, anche i nostri ghiacciai si stanno sciogliendo. L’acqua atlantica arriva e dilava verso il mare dalle nostre montagne. L’alluvione della Romagna è avvenuta con l’acqua atlantica evaporata, diventata nuvole, e ricaduta a terra.

Non possiamo liquidare il riscaldamento dell’Atlantico con un’alzata di spalle. La sorgente dei nostri fiumi è proprio l’Atlantico, attraverso le perturbazioni che ci portano l’acqua dolce. L’acqua che esce dai nostri rubinetti viene dall’Atlantico, da cui dipende il nostro clima mediterraneo.

Non sono per nulla preoccupato per la biodiversità marina. Sono certissimo che se la caverà e gli ecosistemi saranno in grado di adattarsi a nuovi regimi: lo fanno da miliardi di anni. Penso che ci adatteremo anche noi, non abbiamo alternative. Abbiamo però contezza che questa situazione dipende dalle nostre attività e sappiamo che, cambiando i nostri sistemi di produzione e consumo, potremmo rallentare o persino invertire questa tendenza al cambiamento.

Se lo facessimo contribuiremmo a far restare il clima in uno stato al quale ci siamo adattati. Se non lo faremo dovremo affrontare cambiamenti che, a quanto pare, non ci sono favorevoli. Le popolazioni che vivono nelle regioni tropicali stanno già subendo i fortissimi impatti di siccità e alluvioni e migrano in cerca di rifugi. Anche noi cominciamo a sperimentare condizioni analoghe: inondazioni, siccità, incendi. Il presidente Mattarella e Papa Francesco sono preoccupati. Saranno anche loro gretini, ecoterroristi, ambientalisti ideologici come i giovani che da tempo protestano per lo stato del pianeta dove dovranno vivere quando noi vecchietti non ci saremo più?

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