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Raccontare l’autismo sui social: “Parlarne tutti i giorni, non solo durante la giornata mondiale”, l’esempio di Mariarosaria Canzano

"Prima qualcuno ha scritto che se non hai i soldi non puoi fare seguire tuo figlio. Non è vero. Io non ho la Porsche, vivo in una casa umile e ho uno stipendio da docente. La Asl passa un pacchetto di terapie, poi certo faccio dei sacrifici, ma sono per mia figlia. Lei è la mia vita" dice la docente, pedagogista e mamma di una bambina autistica

di Paolo Aruffo

Raccontare l’autismo attraverso i social. Questo il percorso che ha deciso di intraprendere Mariarosaria Canzano, con 63.2mila follower su Instagram e poco più di 7.7mila su TikTok. “Docente scuola primaria, pedagogista professionale, assistente sociale, scrittrice. Mamma Autismo”, scrive nelle biografie pubblicate sul web. Qui, infatti, documenta la propria vita accanto a Laura, la figlia che soffre del disturbo d’autismo. Da prendere l’ascensore da sola o semplicemente parlare davanti alla telecamera, quotidianamente Mariarosaria utilizza i social per documentare i piccoli-grandi passi della figlia. Lo scorso 28 luglio, Mariarosaria è intervenuta via Instagram story per replicare a chi avrebbe offeso Laura. “A questa sottospecie di essere indefinibile che ha offeso mia figlia chiamandola ‘povera handicappata’ – ha scritto lei arrabbiata -, in privato io ho scritto che l’unico povero handicappato che conosca è solo lui. La piattaforma Instagram anziché cacciare un elemento del genere, ha bloccato me e non posso inviare messaggi! Laura è stata offesa e io l’ho difesa, senza aver minacciato nessuno, ma il mio linguaggio non è risultato rispondente alle regole della community. Invece chi ha offeso Laura è ancora attivo, seppur segnalato. La prossima volta denuncio direttamente e inizio un procedimento penale. Quindi state attenti”, ha tuonato. E non è la prima volta che Mariarosaria si ritrova a dover rispondere a muso duro. Altre volte, invece, l’occasione è buona per informare gli utenti su cosa sia veramente l’autismo. “Tante persone continuano a scrivermi o mi contattano in privato, allora voglio chiarire alcuni aspetti. L’autismo è una condizione di neurodiversità che è diversa da persona a persona. Non troverete mai due autistici uguali. Perciò parliamo di ‘spettro di autismo’. Immaginate un ombrello. È un disturbo del neurosviluppo su base neurobiologica, questa è la definizione da manuale. Continuate a scrivere sciocchezze, l’autismo non è una malattia quindi non è curabile ma è trattabile. Sì, il cervello della mia Laura funziona in un modo completamente diverso dal nostro. Vi faccio un esempio: se voi foste qui e se davanti a voi aveste un quadro multicolori, voi notereste un quadro colorato. Laura vi saprebbe dire quanti colori ci sono e in quale quantità si presenta lo stesso colore. Il suo autismo non è uguale a quello di – faccio nomi a caso – Gerardo o di Giovanna o di Sofia, è differente nella maniera in cui Laura ha delle aree lese”.

Quindi Mariarosaria, nei panni di pedagogista, ha continuato a spiegare: “Laura ha lesa la zona della relazione, per cui si relaziona poco o quasi con nessuno. Parla ma non comunica, significa che risponde alle domande ma non si racconta e quindi ha una serie di difficoltà inerenti al comportamento. Per cui tende all’isolamento, ha una vita sociale molto limitata ed è un ragazza fortemente stereotipata. Cosa significa? Durante l’arco della giornata, per scaricare la sua tensione legata al suo fattore ansiogeno, tende a battere le mani oppure a toccarsi ripetutamente il collo. Si chiamano stereotipie e sono tipici dei soggetti autistici. Per favore non scrivetemi sciocchezze. Prima una persona ha scritto: ‘Se non avete soldi non potete fare seguire i vostri figli’. Non è così. L’Asl eroga un pacchetto di terapie. È normale che noi genitori facciamo dei sacrifici, io ad esempio le faccio fare anche delle psicoterapie private. Non ho la Porsche, vivo in una casa umile e ho uno stipendio da docente“. “Quello che faccio è per mia figlia, perché lei è la mia vita. E ne parlo tutti i giorni, non solo il 2 aprile (giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo, ndr)”, ha quindi concluso. E i follower hanno apprezzato: “Non ho mai ascoltato una spiegazione più dettagliata di questa”, “Anche mio figlio, 2 anni, uguale”, “Anche noi facciamo terapia convenzionale data dall’Asl e poi da privato logopedia 2 volte a settimana e ippoterapia. Lo sappiamo solo noi: notti svegli, avanti e indietro per casa, apri e chiudi le porte”.

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