Il caso di Marcello De Angelis, portavoce della Regione Lazio, che dice di sapere che gli ex Nar condannati definitivamente sono innocente e di fronte all’indignazione generale e nel silenzio della destra ribadisce la sua posizione, non si è chiuso con la tiepida nota del governatore Francesco Rocca: “Valuterò”. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi che era presente alla cerimonia dell’anniversario il 2 agosto, dice al Corriere della Sera: “Ho più volte detto pubblicamente che la matrice accertata è quella riferita esclusivamente alla verità giudiziaria, che ci ha consegnato una responsabilità incontrovertibile di personaggi militanti nel terrorismo neofascista di quegli anni. Ho fatto chiaramente riferimento alla verità giudiziaria. Ogni strumentale polemica su questo argomento è opera di chi pretende di avere l’esclusiva dell’indignazione rispetto a una delle pagine più dolorose e vergognose della nostra storia. Ognuno di noi ha una storia pluridecennale che parla da sé”. Il responsabile del Viminale ricorda che “ci sono dei processi in corso (gli appelli per Cavallini e Bellini, ndr) con l’obiettivo di completare il quadro dei depistaggi, delle complicità e di eventuali mandanti. Ogni ulteriore operazione tendente ad eliminare ogni residua zona d’ombra è utile e opportuna”.
Dopo le sentenze definitive contro gli ex Nar Fioravanti, Mambro e Ciavardini (di cui De Angelis è cognato), la procura generale di Bologna è riuscita a portare a processo ottenendone la condanna all’ergastolo di un altro Nar e del terrorista di Avanguardia nazionale, individuando in Licio Gelli, gran maestro della P2, il mandante dell’eccidio e nei servizi deviati e altri pezzi di Stato coloro che contribuirono. Condanne in primo grado allo stato, mentre sono definitive i verdetti contro i terroristi ragazzini che De Angelis spaccia per innocenti. Il complesso iter processuale si è concluso con il riconoscimento della loro piena responsabilità del massacro della stazione, 85 morti e 200 feriti.
Il presidente dell’Associazione familiari delle vittime della Strage di Bologna punta il dito contro Giorgia Meloni: “E’ colpa delle sue omissioni sulla matrice neofascista della strage di Bologna se poi ci sono personaggi come Marcello De Angelis che dicono quello che dicono”: ha detto in un’intervista a Radio Popolare, Paolo Bolognesi. “La Presidente del Consiglio doveva essere chiara subito, fino in fondo – ha aggiunto -. E’ inutile che parli di terrorismo cattivo o strage macabra, o pippe del genere”. “Sono passati 43 anni, non è una strage di poco tempo fa. Anche lei conosce le sentenze passate in giudicato della magistratura. Poteva dire le cose come stanno. È stata lei a dare la stura a personaggi come De Angelis di uscire a dire le cose che lui ha detto”, ha concluso Bolognesi.
Dalla stessa associazione dei familiari delle vittime, il vicepresidente Paolo Lambertini, intervistato dal Corriere, chiede le dimissioni di De Angelis: “Deve vergognarsi”. Secondo Lambertini l’ultima sentenza – quella che ha visto condannato all’ergastolo Paolo Bellini e riconosciuta responsabilità di P2 e servizi deviati – ha dato fastidio: “Si sta muovendo di tutto. È come se fosse stato dato il via libera a gettare fumo e nebbia”. Per questo l’associazione dei famigliari delle vittime chiede che la politica prenda posizione, compresa la premier, Giorgia Meloni: “Anche la premier deve decidere che partito vuole. Se prendesse le distanze ne trarrebbe giovamento. Anche perché non penso che gli elettori abbiano questa mentalità, ma che sia una parte ristretta, però purtroppo apicale, di FdI”. Proprio la premier è stata oggetto di polemica perché nel suo messaggio per la cerimonia dell’anniversario ha parlato genericamente di terrorismo, mentre il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e a ruota Senato e Camera, hanno sottolineato la matrice fascista. Ed è contro questi ultimi che era con ogni probabilità rivolo il post di De Angelis.
Anche il sindaco di Bologna offre la sua lettura sui mandanti della strage. “Io ho due ipotesi. O una parte del governo guidato da FdI non può prendere le distanze da dichiarazioni negazioniste come quelle di Marcello De Angelis, oppure non vuole. Entrambe le ipotesi sono inquietanti” scrive Matteo Lepore su Facebook. Poi in una intervista a Repubblica commenta: “Preoccupa che ci sia una destra di governo che sembra alludere al fatto di conoscere un’altra verità rispetto a quella accertata della magistratura, che attesta la matrice neofascista di quella strage. Il tutto proprio in concomitanza con l’uscita delle motivazioni della sentenza sui mandanti, che ha accertato che l’attentato fu voluto da Licio Gelli e da una rete ampia e oscura di persone che facevano parte della loggia massonica P2“. Il primo cittadino sottolinea come “da giorni assistiamo a dichiarazioni che alludono a un’altra verità anche da parte di alte cariche dello Stato. C’è la proposta di istituire una commissione d’inchiesta sulla violenza politica in Italia tra gli anni ‘70 e ‘80 in Italia, da parte del vicepresidente della Camera Fabio Rampelli noto esponente di spicco di Fratelli d’Italia nel Lazio. E una proposta simile, con primo firmatario il parlamentare Alfredo Antoniozzi, anche lui dello stesso partito. Persino nelle dichiarazioni ufficiali si parla di ‘arrivare alla piena verità’. C’è una inquietante ambiguità di fondo. Come se ci fosse un’altra verità chiusa dentro le menti della destra più nera. Ma questi che dicono di conoscere la verità vadano a raccontarle alle procure, invece che scriverlo sui social”.