Scontro vivace a In Onda Estate (La7) tra il segretario di +Europa Riccardo Magi e l’europarlamentare Francesca Donato, ex leghista e presidente nazionale del partito fondato da Totò Cuffaro, Democrazia Cristiana Sicilia Nuova.
Argomento del dibattito è la legalizzazione delle droghe leggere, sulla quale viene rievocata la rovente polemica tra Magi e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo scorso 26 giugno in occasione di un convegno sulla giornata mondiale con la lotta agli stupefacenti.

Il deputato ribadisce la propria posizione e spiega la sua contestazione alla premier: “Esibii un cartello con la scritta: ‘Cannabis, se non ci pensa lo Stato ci pensa la mafia’. È una frase che riassume la realtà attuale, risultato di una legge fatta da Fini e da Giovanardi, anche se poi c’è stata una modifica parziale della Corte Costituzionale. Da un punto di vista politico, le accuse così dementi della presidente Meloni nei miei confronti e verso genericamente la parte politica progressista non si capiscono”.

Magi spiega che il consumo di droghe leggere è un vero e proprio fenomeno sociale in Italia: “Parliamo di 6 milioni di consumatori, cioè all’incirca di un decimo della popolazione italiana. E il governo tenta di controllare questo fenomeno attraverso la legge Fini-Giovanardi, a causa della quale abbiamo in carcere il 34% dei detenuti per violazione del testo unico sugli stupefacenti. È quasi il doppio della media europea. Se avessimo un altro tipo di approccio, non avremmo il sovraffollamento carcerario“.
Donato dissente: “Innanzitutto, se vale il principio per cui se non ci pensa lo Stato, ci pensa la mafia, allora dobbiamo legalizzare anche l’omicidio, perché se non ci pensa lo Stato, ci pensa la mafia per fornire i sicari a chi vuol fare fuori qualcuno che gli sta antipatico”.
E aggiunge, mentre Magi esprime la sua contrarietà mettendo le mani sul viso: “Gli effetti delle droghe leggere sul sistema psichico dei consumatori è molto più dannoso di prima. L’alcol invece, a differenza della cannabis, può non avere alcun effetto nocivo se consumato in modo responsabile, cioè in età adulta, a dosi molto contenute e saltuariamente. L’alcol poi fa parte del patrimonio culturale non solo dell’Italia, ma di tutta l’Europa. Non credo invece che ci sia un valore culturale da tutelare nel consumo di cannabis”.

Magi insorge: “Guardi che la canapa faceva ampiamente parte della tradizione italiana”.
“Non quella industriale che è totalmente un’altra cosa, non confondiamo le cose”, ribatte Donato.
“Si sbaglia – replica il deputato – La pianta sempre quella è ed è stata demonizzata. A me dispiace ascoltare sempre le solite fake news. Guardi che le sostanze sono classificate in modo chiaro. E l’alcol e il tabacco hanno una nocività e una tossicità che sono ampiamente maggiori di quelle della cannabis. Il punto comunque è un altro: lo Stato, di fronte ai cittadini che assumono le droghe leggere e lo fanno da migliaia di anni, quale soluzione vogliono adottare?”.
E aggiunge: “L’interesse pubblico è: evitare che vi sia un narcotraffico che si arricchisce; tutelare la salute dei cittadini; non opprimere lo stile di vita di una persona. Lei prima ha detto: ‘Allora legalizziamo l’omicidio’. Ma siamo seri? Vogliamo davvero paragonare chi uccide a chi la sera si fa uno spinello o beve una tisana a base di cannabis per rilassarsi. Ma come si fa?”.
“È lei che ha detto che se non ci pensa lo Stato, ci pensa la mafia”, ribatte Donato.
“Certo – risponde Magi – ci pensa la mafia perché è quello che è sempre avvenuto quando si lasciano sviluppare dei mercati illegali”.

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