Ci hanno raccontato per mesi che la controffensiva ucraina avrebbe sfondato e che avrebbe ricacciato i russi anche dalla Crimea.

A distanza di due mesi dall’inizio della controffensiva le linee di confine continuano ad essere quelle di prima, con due enormi differenze.

La prima è la carneficina che hanno subito i soldati ucraini mandati a morire in assalti ripetuti e senza senso. Stiamo parlando di decine e decine di migliaia di persone che sono morte nel tentativo di attaccare le prime linee difensive russe: come nella prima guerra mondiale i fanti erano mandati allo sbaraglio sotto il fuoco delle mitragliatrici nemiche, qui i soldati ucraini sono mandati al macello dentro blindati e carri armati che vengono regolarmente distrutti dall’artiglieria e dai droni “suicidi” russi. In pochi sono riusciti a vedere la prima linea difensiva russa, ma in compenso la “terra di nessuno” (che qui è larga chilometri e non poche decine di metri come nella prima guerra mondiale) è cosparsa di morti e di carcasse fumanti dei blindati inviati dall’occidente. Si tratta di una tattica militare in cui la Nato, pur di tener impegnata la Russia e di puntare sulla sua crisi interna, sta usando come carne da cannone la popolazione ucraina che, attraverso la legge marziale, viene reclutata e spedita al fronte senza potersi rifiutare.

La seconda è che insieme ai soldati stanno andando in fumo piuttosto rapidamente i Leopard e l’armamentario bellico fornito dalla Nato. Larga parte dei veicoli blindati su cui si fonda l’offensiva, mentre percorrono i chilometri della terra di nessuno, viene colpita dall’artiglieria russa che ha una potenza di fuoco molto superiore a quella fornita all’Ucraina dalla Nato. In più sono praticamente padroni dello spazio aereo e le misure di guerra elettronica messe in campo non sono seconde a quelle della Nato.

Questo quadro disegna una situazione in cui il perdurare dell’offensiva ucraina non produce la vittoria, anzi: sta producendo una carneficina tra le truppe ucraine e una perdita di materiale bellico Nato che aggrava giorno dopo giorno la disparità di forze in campo.

In questa situazione, ben conosciuta dagli esperti militari ma tenuta nascosta al grande pubblico, si aprono due possibilità.

La prima è quella dell’escalation: per evitare la lenta sconfitta sul fronte, Zelensky, il governo polacco e la Gran Bretagna puntano ad alzare il tiro: missili sempre più potenti, attacchi a infrastrutture civili in territorio russo, tentativo di allargare il conflitto facendo entrare in guerra l’esercito polacco e quindi la Nato in quanto tale. Non sarà sfuggito che nei giorni scorsi il governo polacco ha accusato la Bielorussia di aver invaso lo spazio aereo polacco e solo dopo che il governo bielorusso ha messo a disposizione i tracciati dei voli dei suoi elicotteri il governo polacco ha dovuto fare retromarcia rispetto all’ipotesi di entrare direttamente in conflitto. Non la voglio fare lunga, ma è del tutto evidente che proprio la sconfitta sul terreno apre la strada ad una escalation militare che porterebbe ad un conflitto generalizzato tra Russia e Nato e quindi alla terza guerra mondiale.

La seconda strada che si apre è quella della trattativa. Si tratta di un obiettivo che ha una possibilità reale anche perché il fronte Nato non è unito sull’escalation. In Europa, Francia e Germania sono più prudenti di altri, ma soprattutto negli Usa, mentre tutto l’establishment è concorde a considerare la Cina il proprio nemico strategico, esiste una vera divisione sull’opportunità o meno di alzare il livello di scontro con la Russia. Non vi sfuggirà che i repubblicani considerano in larga maggioranza la guerra con la Russia cercata da Biden un errore e a febbraio cominciano le primarie per le presidenziali… Qualche segno lo si vede addirittura nelle forniture militari: i carri armati Abrams che gli Usa hanno – dopo un anno e mezzo di guerra – deciso di inviare, non sono quelli di ultima generazione ma quelli del magazzino…

Di fronte a questa situazione è del tutto evidente che occorre rilanciare la parola d’ordine del cessate il fuoco, della trattativa senza condizioni. Per questo è necessario costruire un movimento contro la guerra in Europa e in Italia. E’ necessario mobilitare la maggioranza degli italiani contro la politica di guerra del governo e del Pd dicendo chiaramente che la pace la si fa smettendo di fare la guerra, smettendo di inviare armi: la guerra bisogna fermarla, non cercare di vincerla. Per questo è necessario in autunno costruire una mobilitazione di massa per il cessate il fuoco e contro l’invio di armi in Ucraina.

Trasformiamo il 4 novembre in una giornata di mobilitazione pacifista: per il cessate il fuoco, la trattativa, contro l’invio di armi in Ucraina, contro l’aumento delle spese militari, per l’uscita dell’Italia dalla Nato. Usiamo bene il 4 novembre che il governo vuole festeggiare per dire con chiarezza: mai più guerre!

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