Dopo il Vietnam altri Paesi del Medio Oriente censurano la pellicola di ‘Barbie‘. Il film, secondo il ministro della Cultura libanese, Mohammad Mourtada, “va contro i valori morali e religiosi in Libano” e “promuove l’omosessualità“, concetto che non è in linea con la manovra anti-LGBTQ+ intrapresa dal governo. “Promuove l’omosessualità e il cambio di genere, sostiene il rifiuto della paternità, incita l’emancipazione della donna, mina e ridicolizza il ruolo della madre e mette in discussione la necessità del matrimonio e della genitorialità”. Il successo cinematografico dell’estate – che ha già superato il miliardo di dollari di incassi – in Libano doveva uscire nelle sale cinematografiche il 19 luglio, ma adesso, dopo un ulteriore slittamento, è atteso per la fine del mese di agosto. Tuttavia, la sua proiezione è sempre più a rischio. Infatti, come riportato da Reuters, è stato allertato anche il Comitato di censura per la Sicurezza generale e a lui adesso spetta il compito di valutare se mettere al bando o meno la pellicola. Ma se il Libano sta ancora valutando il da farsi, il Kuwait, invece, ha le idee ben chiare: come per il film horror ‘Talk To Me’, in cui compare un interprete transgender non-binary, la famosa bambola non può essere trasmessa.