Alle prossime elezioni presidenziali ecuadoriane di domenica 20 agosto potrebbe verificarsi una significativa affermazione della formazione di sinistra Revolucion Ciudadana, il cui leader storico è l’ex presidente Rafael Correa. I sondaggi infatti danno largamente in vantaggio la candidata di questo partito, Luisa Gonzalez Alcivar, col candidato a vicepresidente Andres Arauz, la cui vittoria porrebbe fine all’ultimo oscuro periodo del Paese latinoamericano.

Ne ho parlato con Esther Cuesta, membra dell’Assemblea nazionale ecuadoriana per Asia, Europa e Oceania. Esther ha sottolineato l’importanza cruciale di queste elezioni che, dopo un periodo di fatali improvvisazioni che hanno fatto pagare un prezzo molto alto al popolo ecuadoriano, dovranno segnare una svolta decisiva nella direzione del pieno recupero della democrazia partecipata e dei suoi diritti inalienabili. Al momento l’Ecuador attraversa una crisi contrassegnata da insicurezza, disoccupazione e impossibilità di accedere ai servizi pubblici in materia di salute e istruzione. La percentuale degli omicidi è salita vertiginosamente trasformando il Paese in uno dei più insicuri dell’America Latina. Negli ultimi anni i governi neoliberisti hanno agevolato la crescita di una forte criminalità organizzata che non disdegna l’omicidio politico, come dimostrato dall’uccisione, avvenuta proprio ieri, del candidato presidenziale Fernando Villavicencio.

Occorre che l’amministrazione del Paese sia restituita a persone capaci, esperte e attente alle necessità dei settori popolari, dopo i pessimi risultati conseguiti da un ceto politico arraffazzonato composto da imprenditori privati, a volte anche corrotti. Luisa González, candidata di Revolucion Ciudadana, oltre ad essere l’unica donna su sette candidati è anche l’unica ad avere esperienza di gestione pubblica.

Le radici dell’attuale malgoverno, aggiunge Esther, vanno fatte risalire alla presidenza di Lenin Moreno, che pur essendo giunto al potere come erede di Correa, ha attuato il programma neoliberista che mette il capitale al di sopra dell’essere umano, e iniziato anche una vera e propria persecuzione giudiziaria contro i leader di Revolucion Ciudadana, quali lo stesso Correa ed altri. Le politiche neoliberiste e sconsiderate di Moreno, che provocarono ampie manifestazioni di cui ho parlato quasi quattro anni fa – suscitando anche una piccata presa di posizione della Console generale dell’Ecuador a Milano – hanno contribuito, disorientando gli elettori, alla successiva affermazione di Lasso. Prima Moreno e poi Lasso hanno attuato una vera e propria deistituzionalizzazione del Paese, smantellando ogni struttura e ogni politica pubblica.

Molto importanti sono anche le relazioni col movimento indigeno, a sostegno del quale l’agenda politica di Revolucion ciudadana contiene la protezione della natura e dei territori ancestrali, la difesa dei diritti culturali e la promozione della partecipazione politica delle comunità. In tale contesto si colloca anche la scelta di un modello di sviluppo sostenibile che unisca difesa dell’ambiente e dei diritti dei popoli indigeni.

La diaspora ecuadoriana, composta da quattro milioni e settecentomila persone nel mondo, assume un ruolo significativo, sensibile anche in Italia dove vivono circa centomila ecuadoriani, anche dal punto di vista meramente economico colle rimesse (pari a quattro miliardi e settecento milioni di dollari all’anno). Alle elezioni del 20 agosto sarà possibile votare dall’estero con il sistema telematico registrandosi sul sito.

Del resto il tessuto associativo dell’immigrazione ecuadoriana, come di quella da altri Paesi, rappresenta un contributo anche alla qualità democratica dei Paesi di destinazione, come dimostrato dall’elezione di un consigliere municipale di origine ecuadoriana a Genova, e costituisce un ponte umano, sociale e culturale tra i nostri Paesi, agevolando anche dal nostro punto di vista il governo dell’immigrazione, tema che si rivela sempre più cruciale man mano che falliscono le politiche populiste delle destre.

Io ritengo che la vittoria di Revolucion Ciudadana alle elezioni di domenica prossima trascenderebbe del resto lo stesso contesto locale, costituendo senza dubbio un ulteriore passo verso il rilancio dell’integrazione latinoamericana, che ambisce ad attribuire un ruolo di protagonista alla regione, in un contesto segnato dal declino irreversibile del modello unipolare basato sull’egemonia degli Stati Uniti e dal parallelo emergere di un nuovo modello multipolare, con l’aumento del ruolo dei Brics. Solo affermando in pieno tale modello multipolare, e il ruolo dell’America Latina al suo interno, potremo dotare il pianeta del nuovo governo rappresentativo di cui abbiamo bisogno per avviare a soluzione problemi epocali come le guerre, il cambiamento climatico, le pandemie e le disuguaglianze. Come dimostrato anche dalle vicende dell’Africa, ci stiamo avviando verso il superamento definitivo del modello coloniale che ha retto per oltre cinque secoli i destini del mondo in modo inadeguato e maldestro, causando enormi sofferenze ai popoli e dando luogo a ingiustizie inaudite.

Occorre auspicare che, nel contesto di quest’orizzonte storico di ampio respiro, l’Ecuador, dopo qualche anno di buio neoliberista e di corruzione sfrenata, possa recuperare il suo importante ruolo all’interno dell’America Latina che si è rimessa in marcia e che è testimoniato dalle importanti conquiste conseguite su tanti terreni, sia interni che internazionali (basti citare l’impegno per la trasparenza del debito estero, questione indubbiamente da riprendere) al tempo del presidente Correa.

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