Fernando Villavicencio, giornalista e attivista politico 59enne ecuadoriano, candidato alle elezioni presidenziali, è stato ucciso a colpi di pistola dopo un comizio della campagna elettorale a Quito, la capitale dell’Ecuador. Al termine del comizio tenuto nella scuola Anderson, Villavicencio stava salendo nella sua auto privata circondato da guardie del corpo quando è stato raggiunto dai primi colpi di pistola, almeno quaranta secondo alcuni osservatori. Il presidente uscente del paese, Guillermo Lasso, ha da subito riunito il Gabinetto di sicurezza del Paese e ha dichiarato lo stato di emergenza, condannando l’atto con un post su Twitter: “Sono indignato e scioccato”, ha scritto. “La mia solidarietà e le mie condoglianze alla moglie e alle figlie. Per rispetto alla sua memoria e alle sue battaglie, vi assicuro che questo crimine non resterà impunito. Il crimine organizzato si è spinto troppo in là, ma su di loro si abbatterà tutto il peso della legge”.
In seguito all’omicidio di Villavicencio, la procura generale ecuadoriana ha comunicato che sei persone son state arrestate per un presunto coinvolgimento nell’attentato, mentre un sospettato assassino del politico, ferito nello scontro a fuoco con le forze di sicurezza, è morto dopo il suo arresto. Altre nove persone sono invece rimaste ferite tra cui un’altra candidata e due poliziotti. Villavicencio era il candidato alle elezioni presidenziali del movimento “Construye Ecuador“. Secondo quanto riporta il quotidiano spagnolo El País, Villavicencio si era presentato come un fervente oppositore della corruzione presente nel Paese e aveva criticato, nelle scorse settimane, il modo in cui le forze dell’ordine e lo stato affrontano il problema del narcotraffico e della criminalità organizzata denunciando presunte collusioni fra potere e bande criminali e di aver subito minacce da rappresentanti di alcune organizzazioni dedite al narcotraffico.