L’allargamento da 16 a 18 squadre. Tre retrocessioni, senza spareggio. Soldi riversati sul mercato: circa 1,2 miliardi (450 milioni in cartellini e 750 in stipendi). Sono i numeri racchiusi all’interno del piano di crescita globale della Saudi Pro League, il campionato dell’Arabia Saudita, al via venerdì 11 agosto. A inaugurare questo nuovo capitolo della storia del calcio arabo è proprio una delle squadre più attive di questo calciomercato, l’Al-Ahli. La squadra di Gedda ha tre le sue fila Roberto Firmino e Riyad Mahrez (acquistati rispettivamente da Liverpool e Manchester City) e giocherà contro l’Al Hazm.
La Saudi Pro League si gioca in 13 città – da Abha, 2.270 metri sul livello del mare, alla storica oasi di Al-Hasa e alla Mecca, dove gioca l’Al-Wehda – per un totale di 17 stadi. Di questi un paio non raggiungono i 10mila posti. L’impianto più grande è il King Fahd di Riad, lo stesso che ha ospitato a gennaio le Supercoppa di Italia e Spagna. La casa della nazionale dell’Arabia Saudita. Qui si sfiorano i 70mila spettatori e a giocarci sono in tre: Al-Hilal, Al-Shabab e Al-Nassr. L’altro grande stadio del paese è il King Abdullah di Gedda (circa 62mila posti), dove giocano Al-Ahli e Al-Ittihad. Un torneo, di fatto, sotto il controllo del PIF (Public Investment Fund).
Il fondo sovrano arabo non è proprietario soltanto del Newcastle in Premier League ma anche dei quattro più grandi club del Paese, Al-Ittihad (campione in carica), Al-Ahli, Al-Nassr e Al-Hilal. Non a caso i club che hanno dominato questa sessione estiva di calciomercato. L’acquisto di Cristiano Ronaldo a gennaio da parte dell’Al-Nassr è stato solo l’inizio. Insieme al portoghese giocheranno anche Marcelo Brozovic, Seko Fofana, Alex Telles e Sadio Mané. Questa nuova Saudi Pro League poi vedrà protagonisti il Pallone d’oro Karim Benzema, Ngolo Kanté e Fabinho all’Al-Ittihad; Ruben Neves, Kalidou Koulibaly, Sergej Milinkovic-Savic, Malcom all’Al-Hilal; Allan Saint-Maximin, Edouard Mendy, Riyad Mahrez, Roberto Firmino all’Al-Ahli. L’unico club fuori dell’orbita PIF che ha provato a tenere il passo è l’Al-Ettifaq, che a centrocampo ha acquistato dal Liverpool Jordan Henderson, mentre in attacco punta sull’ex Lione Moussa Dembelé. E potrebbe non essere ancora finita qui. Il mercato saudita infatti chiude il 20 settembre, una ventina di giorni dopo rispetto alla finestra europea. Ogni club può tesserare fino a 8 giocatori stranieri: sono ancora parecchi gli slot disponibili. E per gli allenatori? La nuova Saudi Pro League accoglie 11 tecnici nuovi su 18. Tra questi c’è Steven Gerrard all’Al-Ettifaq, Jorge Jesus (ex Benfica e campione di Coppa Libertadores col Flamengo) all’Al-Hilal e l’ex nazionale croato Slaven Bilic all’Al-Fateh.
Al-Hilal, Al-Ittihad, Al-Nassr non sono nuovi ad avere grandi giocatori in rosa. Rivelino ha vestito i colori della prima, Donadoni e Bebeto della seconda e Stoichkov e Denilson dell’ultima. Il brasiliano campione del mondo nel 1970 arrivò pochi anni dopo il primo campionato, datato 1974/75. Da quel momento in poi sono state disputati 48 edizioni del torneo, con l’Al-Hilal vincitore in ben 18 occasioni, l’Al-Nassr e Al-Ittihād 9, Al-Shabab 6, Al-Ahli 3, Al-Ettifaq 2 e Al-Fateh 1.
Quella dell’Arabia Saudita nel calcio è una crescita esponenziale a suon di milioni che ha attirato sul paese arabo una grandissima attenzione mediatica (La società di Urbano Cairo ha acquistato i diritti per trasmettere per due anni le partite in chiaro su La7 a partire da lunedì 14 agosto) e un interrogativo: calcisticamente parlando, l’Arabia Saudita farà la fine della Cina? Difficile dirlo, ma difficile è anche pensare a un esito simile. Il progetto del paese del principe Moḥammad bin Salmān infatti parte da risorse molto più solide e ampie, con in campo il fondo sovrano PIF. La Cina inoltre non ha mai avuto i campioni della Saudi Pro League. E poi c’è una grande organizzazione e programmazione. Oltre alle supercoppe italiane e spagnole (ospitate in passato anche dalla Cina), quest’anno nel Paese sbarca per la prima volta il Mondiale per Club e nel 2027 arriverà la prima storica Coppa d’Asia, con vista per l’edizione 2030 o 2034 dei mondiali. Il tutto rientra nella strategia “Vision 2030”, lanciata nel 2016 per volere diretto del principe ereditario, che ha come obiettivo quello di sganciare il Paese dalla dipendenza petrolifera per lanciarsi in altri settori. E lo sport è uno di quelli principali.