Distinguersi per sopravvivere dopo la morte di Silvio Berlusconi. Cercare di mettere in evidenza la propria identità e le storiche battaglie per arrivare alle elezioni europee del 2024 con l’obiettivo di superare la soglia di sbarramento del 4%. Così Forza Italia negli ultimi giorni ha iniziato a distinguersi da Lega e Fratelli d’Italia, stranamente in armonia, su alcuni temi caldi dell’azione di governo prendendo le distanze dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: lo ha fatto sulla norma approvata lunedì in Consiglio dei ministri che introduce un prelievo sugli extraprofitti bancari ma anche sulla polemica sul portavoce della Regione Lazio Massimo De Angelis chiedendo le sue dimissioni per il post negazionista sulla strage di Bologna.

Ora l’ultimo fronte su cui gli azzurri stanno dando battaglia (imponendosi) è quello della giustizia: l’accordo raggiunto con Fratelli d’Italia e Italia Viva-Azione sulla proposta di legge unitaria per tornare alla vecchia prescrizione della legge Orlando è una vittoria di Forza Italia. Il testo – rivelato dal Fatto Quotidiano in anteprima – è frutto infatti della volontà dei berlusconiani di cancellare non solo la riforma Bonafede che imponeva il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado ma anche la riforma Cartabia che introduceva il meccanismo dell’improcedibilità. Iv e Fdi erano contrari all’eliminazione della norma Cartabia ma alla fine gli azzurri l’hanno spuntata: via l’una e l’altra.

Un distinguo seguito a quelli su Marcello De Angelis e sugli extraprofitti bancari. Dopo le frasi del portavoce della Regione Lazio che negava la matrice fascista della strage di Bologna e le responsabilità di Mambro, Fioravanti e Ciavardini accertate dalle sentenze giudiziaria, Forza Italia ha chiesto esplicitamente le dimissioni del portavoce: lo ha fatto prima Maurizio Gasparri in un’intervista al Foglio e poi Giorgio Mulè che aveva chiesto di riflettere sull’opportunità di far restare De Angelis al suo posto. Le pressioni dell’opposizione e i distinguo di Forza Italia hanno convinto Meloni e il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca a confermare la fiducia a De Angelis, sebbene dopo le scuse.

Anche sul prelievo agli extraprofitti bancari Forza Italia si è espressa in senso contrario, pur avendo votato il decreto in Consiglio dei ministri. Dopo i contatti tra il vicepremier Antonio Tajani e il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana Antonio Patuelli, prima il capogruppo degli azzurri alla Camera Paolo Barelli e poi lo stesso Tajani hanno chiesto di modificare il decreto in Parlamento. Dietro a questo obiettivo c’è la strategia di mantenere saldi i rapporti con il mondo bancario e tutelare Banca Mediolanum: la famiglia Berlusconi ha il 30 per cento del capitale dell’istituto e più della metà dei dividendi di Fininvest arriva da Mediolanum. Dopo De Angelis e le banche, la giustizia è l’ennesimo terreno in cui Forza Italia vuole dire la sua memore delle storiche battaglie berlusconiane.

Una strategia non semplice quella degli azzurri: se da un lato infatti distinguersi dal polo “sovranista” Meloni-Salvini sarà l’unico modo per porsi come forza responsabile di governo e recuperare qualche consenso al centro sperando di sopravvivere alle Europee, dall’altra Tajani sa che non potrà tirare troppo la corda visto il patto di ferro governista tra Marina Berlusconi e Giorgia Meloni per mantenere in vita il partito anche dal punto di vista finanziario. Il futuro di Forza Italia – e anche di Mediaset – dipende anche dalla volontà della presidente del Consiglio. Una strada molto stretta, quella intrapresa da Forza Italia, che potrebbe chiudersi tra un anno, dopo le elezioni europee.

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