“Michela ha ribadito, con ogni parola – frasi senza vezzeggiativi, senza troppi aggettivi – che la vita è in sé politica. Ha a che fare cioè con la relazione”. Chiara Valerio ha voluto ricordare l’amica Michela Murgia, scomparsa ieri dopo una lunga malattia, con un ritratto pubblicato da la Repubblica e sulle proprie pagine social. Un ritratto intimo, profondo, come solo una persona vicina alla scrittrice sarda poteva fare: Valerio, anch’ella scrittrice (un dottorato in Matematica, ma anche curatrice editoriale e conduttrice radiofonica) faceva parte della famiglia queer – la famiglia allargata – di Murgia. “Ha amato ridere, e ha amato piangere. Ha amato cucinare e mangiare. Amava fare scherzi agli amici e soprattutto amava stare raccolta nelle sedie, nei divani, nei dondoli e sulle amache. Non è mai riuscita a far crescere una pianta, neanche grassa, e ciò nonostante non amava i fiori recisi. I carciofi sì”.
Poi la parte più profonda: “Niente di umano le è stato alieno, e in questo non esserle alieno niente, in questo suo essere vicina a tutto ciò che amava, Michela ha ribadito, con ogni parola – frasi senza vezzeggiativi, senza troppi aggettivi – che la vita è in sé politica. Ha a che fare cioè con la relazione. Che significa poi che i legami tra le persone sono più persistenti delle persone stesse. Motivo per cui Michela Murgia è morta, ma i legami che ha stretto, intessuto, disegnato rimangono qui, annodati”. Fino alla citazione finale della poetessa e scrittrice russa Marina Cvetaeva: “Come ha scritto lei, in questa stanza ci sarà sempre una sedia vuota di te”.