Quella iniziale è la sola scena realmente violenta che troviamo in Barbie (un miliardo di dollari incassati in un mese dal film e un miliardo di bambole prodotte in 64 anni dalla Mattel, crasi dei due fondatori Mattson ed Elliot). La scena è una sorta di parafrasi del prologo di 2001 Odissea nello spazio (il monolite e gli scimmieschi ominidi con il contorno delle le note di Così parlò Zarathustra di Richard Strauss). La geniale regista Greta Gerwig ci fa assistere, nel suo Barbie, a una distruzione di massa di antichi bambolotti e bambolotte in stile pre-Barbie da parte di decine di bimbe, più infoiate dei primati di Kubrick, in preda a un deliro distruttivo di testoline, braccini e gambette delle pupazze, fracassati con cattiveria sulle rocce. La nascita di Barbie avviene, con una troneggiante ripresa dal basso verso l’alto, fiera nella sua iper-convenzionale bellezza.
In realtà non sono tutte rose e fiori le origini della bambolina più famosa al mondo. È ormai appurato che il modello di Barbie fu un sex-toy tedesco, Bild Lilli, scoperta da Ruth Marianna Handler, ideatrice di Barbie, durante un viaggio in Germania. Così nasce Barbie, nel ’59. Bild Lilli era, a inizio anni 50, un fumetto pubblicato sulla Bild-Zeitung. Una ragazzina che ‘la dava via facile’ a uomini ricchi per poter mantenere uno stile di vita elevato. Nel ’53 divenne una bamboletta sexy venduta soprattutto nei porno-shop tedeschi ma, dato il successo riscosso, finì, non si sa come, anche nei negozi di giocattoli.
“Le due bambole si assomigliavano così tanto”, ricorda Rolling Stone Usa “che il produttore di Lilli citò in giudizio” la Handler e il marito nel 1961, sostenendo che la Mattel si fosse “falsamente e ingannevolmente presentata come l’ideatrice del design della bambola”. La società risolse la causa fuori dal tribunale e successivamente, nel 1964, acquistò i diritti e i brevetti della bambola tedesca.
Ruth Hangler, morta nel 2002, nata a Denver, in Colorado, da una numerosissima famiglia polacca emigrata negli Usa, giunse alle vette della Mattel proprio grazie a Barbie. E negli anni 60 non era facile per una donna. I guai, però, sono ancora dietro l’angolo. Scriveva il New York Times nel ’78: “Quattro ex funzionari della Mattel”, fra i quali la mamma di Barbie e suo marito, “figurano tra i 5 incriminati per cospirazione” con l’accusa di aver falsificato “i registri aziendali interni”.
Vanno poi messi in campo, fra i fulmini che hanno colpito la Mattel, gli innumerevoli attacchi del politicamente corretto, in progressione geometrica con il passare degli anni: dalla Barbie di colore sponsorizzata dai biscotti Oreo (che certo non ha fatto piacere alla comunità nera visto che l’Oreo è costituito da due parti al cioccolato contenente una crema bianca…); alla Barbie Babysits che consigliava: se vuoi dimagrire non mangiare, incentivando così – accusarono i detrattori – i casi di anoressia; o alla Teen Talk Barbie contestata per aver detto che la matematica è difficile… e poi le femministe anti-Barbie e tante altre bamboline che, variamente criticate, hanno spesso costretto la Mattel a eliminarle dal mercato.
Barbie e Ken sono stati persino ribattezzati due fra i più noti serial-killer canadesi: Karla Homolka e Paul Bernardo, apparentemente un coppietta modello che sembra, anche fisicamente, ricalcare i bambolotti della Mattel: entrambi biondi, belli, occhi azzurri, sempre eleganti, per cui il soprannome. Lui laureato e impiegato modello in una banca, lei, amante degli animali, operatrice in una clinica veterinaria. Presto fra loro si instaura una maligna complicità sessuale che li porterà a ben tre omicidi di altrettante ragazze. Il 29 giugno ’91, lei 21 anni lui 27, si sposano con una sontuosa cerimonia con tanto di carrozza a cavalli e oltre 150 invitati (Ken aveva già stuprato 13 ragazze, per lo più abbordate alla fermata dell’autobus) e lei, che indossa un costosissimo abito bianco proprio come la Barbie-sposa Mattel, ne era a conoscenza. Come regalo di nozze Ken aveva chiesto a Barbie di fargli sverginare (insieme con lei) Tammy, la sorellina quindicenne della moglie, e Barbie acconsentì a portargliela a casa dopo averle fatto bere alcuni cocktail a base di alotano, un potente anestetico che finirà per ucciderla… Conclusione: 12 anni a lei (più un ulteriore sconto di pena) perché collabora con gli inquirenti, ergastolo a lui. Li hanno inchiodati alcuni filmati, registrati da lui e da lei, che documentano stupri, torture e uccisioni. Sulla coppia assassina almeno due film: Karla, del 2006, di Joel Bender e la recente serie Cacciatori di vergini – Ken e Barbie killer, una miniserie visibile in questi giorni su Nove Discovery Channel. Insomma, non solo rosa per i poveri Barbie e Ken, quelli veri della Mattel…