di Alessio Andreoli

Tutti i miei amici conoscono la mia posizione piuttosto critica verso il destra-centro e spesso anche verso la cosiddetta sinistra. Nonostante l’età mi guida ancora, anche se un po’ più fievole, quel senso di giustizia che molto mi animava in gioventù. Fu proprio lo spirito di onestà che mi spinse, via militare da capo macchina, a rifiutarmi di falsificare la bolla di carico delle provviste destinate ai miei commilitoni dichiarando un carico maggiore di quello che era in realtà. Fu il senso di giustizia a farmi entrare nell’allora cosiddetto CdF (consiglio di fabbrica) per migliorare l’ambiente di lavoro esponendomi in prima persona con una denuncia allo SPISAL in cui erano elencati 49 punti dove la salute degli operatori era fortemente a rischio.

Il mio senso di correttezza, equità, rigore adesso non è fievole perché non ci creda più molto ma semplicemente perché i riferimenti che avevo nel mondo politico, con il passar del tempo, sono diventati sempre più evanescenti e gradualmente, ma inesorabilmente, sostituiti da personaggi la cui ambiguità è talmente evidente che quasi quasi comprendo, anche se non giustifico, chi non va più a votare.

Purtroppo la dilagante ambiguità che ha conquistato e occupato la politica non è generata da timidezza o dal senso di insicurezza che scaturisce in persone che non sono a proprio agio con atteggiamenti schietti ed espliciti. E’ una ambiguità strategica volta a manipolare gli altri al solo scopo di fare spudoratamente i propri interessi o quelli di amici o parenti a scapito della comunità. Il contrasto tra quanto dichiarato e promesso in fase pre-elettorale e quanto invece viene realizzato dai partiti di governo è assolutamente palese e ben evidente. Abbiamo il ministro del Turismo colpito da uno scandalo inaccettabile per chiunque che viene salvato dai colleghi, un ministro della Giustizia che sembra voglia tappare la bocca al libero giornalismo proibendo la pubblicazione delle intercettazioni oltre a volerle eliminare, abbiamo parlamentari condannati premiati con incarichi governativi, un inutile costosissimo ponte da costruire supportato da improbabili se non impossibili motivazioni, una regione in ginocchio a cui sono stati promessi fondi mai arrivati, abbiamo cambiato il nome ai poveri senza lavoro chiamandoli occupabili per non dargli i sussidi necessari per la sopravvivenza, un primo ministro che ostacola il salario minimo con argomentazioni insostenibili e pretestuose.

Questi sono solo alcuni esempi e fatti di cronaca purtroppo quotidiana che evidenziano l’ambiguità e l’incongruenza tra le dichiarazioni pre-elettorali e la realizzazione delle tante promesse. Per onestà intellettuale non posso che approvare e condividere la tassa sugli extraprofitti delle banche e spero che sia solo il primo passo per tassare anche gli extra profitti di tutte le grandi multinazionali che hanno speculato e continuano a speculare sull’energia, ma sento e percepisco, per tutti i motivi sopra elencati e il tormentato percorso di questa ultima decisione così tanto esaltata, che comunque non posso fidarmi di questa compagine governativa.

Mia nonna, una donna dalla grande saggezza, avrebbe detto: attento perché il lupo perde il pelo ma non il vizio! E questo non è uno di quei proverbi divertenti che ci aiutano a rilassarci, ma un proverbio generato da una secolare saggezza popolare che ci aiuta a capire meglio il mondo. Forte di questo insegnamento ne voglio ricordare uno anch’io la cui veridicità è indiscutibile: attenzione a non illuderti, perché una rondine non fa primavera!

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