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Tracce di legionella sulla “nave lager” inglese per migranti, sbarcati i primi 39 occupanti. Imbarazzo del governo

Tracce di legionella a bordo della Bibby Stockholm, la chiatta-alveare ormeggiata da qualche giorno al largo di Portland, nel Dorset (Inghilterra meridionale) per dare alloggio in mare, in stato di semireclusione, fino a 500 uomini adulti. I 39 individui fatti imbarcare faticosamente finora tra le proteste, a partire dal 7 agosto, sono stati quindi evacuati in seguito alla scoperta del contagiosissimo batterio della sindrome del legionario (o legionellosi) fra le tubature delle cabine. Il ministero dell’Interno, guidato da Suella Braverman, falco anti-immigrazione , ha provato a minimizzare la cosa alla stregua d’una misura “temporanea”, sottolineando come al momento nessuno dei 39 migranti manifesti “sintomi di contagio”. Mentre ha precisato che nessuno tornerà a bordo prima di una sanificazione generale e di “garanzie certe”. I contraccolpi appaiono in ogni caso pesanti per il governo, dopo settimane di rassicurazioni in risposta alle polemiche sollevate sull’iniziativa (e sui rischi connessi: sanitari, d’ordine pubblico o di rischio incendi, oltre che etici) da organizzazioni internazionali, associazioni umanitarie, partiti d’opposizione, vigili del fuoco, specialisti vari e da molti cittadini di Portland.

Gli ultimi accertamenti era stati disposti a bordo prima dell’avvio dell’operazione d’imbarco, ma solo ora è arrivato l’esito positivo. Nessuno è stato in grado di spiegare perché non si sia atteso il referto. Tanto più che ora si teme anche per la popolazione locale: esposta a rischi marginali, secondo gli esperti, ma comunque inevitabilmente in ansia, visto che – a quanto risulta alla Bbc – l’agenzia sanitaria nazionale britannica (UK Health and Security Agency) ha raccomandato a questo punto una serie di ulteriori test sull’ipotetica presenza di agenti infettivi.

“Questo è solo un altro esempio della faciloneria e dell’incompetenza con cui il nostro governo ha attuato il suo progetto dall’inizio alla fine”, ha tuonato fra gli altri l’attivista Alex Bailey, animatore di Say No To The Barge, un cartello di gruppi pro migranti e comitati civici impegnati nelle proteste contro l’attracco del “barcone lager”, come qualcuno è arrivato a ribattezzarlo. Un flop che si aggiunge allo stallo – causa ricorsi legali presso la Corte europea dei diritti dell’uomo – dell’ancor più criticato piano Ruanda: concepito dal duo Sunak-Braverman (premier e ministra entrambi figli d’immigrati indiani) per trasferire a pagamento, e a scopo dissuasivo, nel Paese africano altri contingenti di richiedenti asilo. Mentre suscita un misto di sdegno e scetticismo l’ultima ipotesi di riserva secondo cui l’esecutivo starebbe adesso valutando di deportare quote di “clandestini” nella remota isola di Ascensione, territorio della corona britannica sperduto nell’Atlantico.