di Francesco Ebner*

Se pensassi che tu fossi morto per davvero, sarei profondamente incazzato. In realtà so che è tutta una gag. L’ultima. T’avrei detto sicuramente… Ahooo, hai visto che non mangiare carne fa male?! Ce se more. E probabilmente mi avresti mandato a quel paese. La realtà è ben diversa. Mi piace pensare che sei partito per una missione all’estero, lasciando qui la tua famiglia e tutti quelli che ami per un interesse più grande. Tu sei così. Gli ideali sopra a tutto. Come una missione di quelle tipo dei film per salvare l’umanità.

Già, l’umanità. Quanta poca ne hai incontrata da quelle parti ultimamente. Io lo so. Possono dire quello che vogliono, fare dei commuoventi comunicati. Ma io so come stanno le cose. So il nome ed il cognome di tutti quelli che dall’inizio della tua avventura hanno tessuto la trama della continua tensione alla quale ti sei sottoposto. Chi con azioni concrete, chi con l’ignavia, chi con l’ingiuria. Io in fin dei conti non ero d’accordo quasi su nulla di quello che facevi e come lo facevi, ma tu me lo lasciavi dire ascoltandomi sempre. Ti mandavo ovunque andavo le foto di colleghi per farti sentire meno solo da quelle parti, foto dal set per scaldarti un pochino nelle tue giornate buie. I pianti in solitaria ed i brividi per stare al tavolo dei grandi. Pensavamo di fare qualcosa per la fine della tua avventura al settimo piano, un’uscita che lasciasse il segno. Ma quella che hai trovato è oggettivamente troppo e non si può poi replicare. E pensare che tu volevi solo tornare a schiacciare i bottoni.

Anche se la parte meno politicamente corretta di me pensa che hai fatto sei al Superenalotto ed hai inscenato tutta sta cosa e stai in barca a fare bagordi. Mi piace veramente pensarlo.
Sono molto arrabbiato perché sei partito prima di tanti altri. Il Porco, Er Pasticca, Er Pipparolo, il Pensionato e tanti altri che non ti arrivavano neanche all’unghia dei piedi per qualità umane.
Ma poi quando mi sale la rabbia da dentro, sento nelle orecchie…”Ehhhh Mauriiii, Cazzo dici.. Cazzo fai, Io mi alzo e me ne vado, È la rete è tutto nella rete”. Ed allora si apre il vaso di pandora di tante produzioni passate affianco l’uno all’altro.

Le innumerevoli gag. Quella quando arrivavano i soliti registi senza esperienza strapagati. E facevamo varie gag nelle quali io avvisavo il regista che tu avevi un problema all’udito e dicevi “Ehhhh Due”, oppure ti tremava la mano o dicevi che ti eri dimenticato gli occhiali a casa e non vedevi i tasti. Mimando, avvicinandoti al mixer, di premere sempre quello sbagliato, il Pos-On. Quando quello lì andava fuori di testa e noi ci guardavamo e ci facevamo le facce. La sincronia del Tg2 e Tg5. Quante risate. Le serate con Cesarone Gigli. I nostri segreti al bagno con l’acqua aperta. I cellulari, le schede, le antenne. Le tue imitazioni. Il gong dell’estintore… Tutti in carrozza… il “Magicamente in Onda”. Maccio Capatonda e gli Attacchi di Pane, i Fratelli Peluria, SpiderPork, Krusty il Clown, Eddy Muffa, le trombe di falloppio e Le gag con i Vip. Le cene con Paoletto. Le risate con Angelino. Monica Casa e tante altre cose che per pudore porto con me.

Le tre bussate alla tua porta, la pulizia dalle cimici dalla tua stanza ed il bisbigliare, anche se il mistero dei misteri che rimarrà insoluto è capire a che serve quello sgabello nel bagno.
Io credo che dopo la vita non esista più nulla. Esiste solo il ricordo delle persone per le azioni che hanno fatto. Ma se mai ci fosse una vita dopo la morte, tu ti meriteresti di vivertela appieno.
Spero sia un arrivederci amico mio.

*l’autore è regista Rai

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