No, non è una questione di colore politico, ribadisce Maurizio Verona (Partito democratico), il sindaco di Sant’Anna di Stazzema che oggi non ha invitato nessun esponente del governo alle celebrazioni del ricordo dell’eccidio nazi-fascista del 12 agosto 1944. “Se vogliono, vengano loro. Mi facciano un colpo di telefono che gli organizzo una guida. A chi si vanta di tenere in casa i busti del duce farebbe bene a farsi un giro in questi posti”, spiega al Fatto il primo cittadino della piccola frazione toscana, teatro di una delle più efferate stragi che la Resistenza ricordi, con 560 civili uccisi, di cui 130 bambini.
Una stoccata, quella lanciata dal sindaco Verona, nemmeno troppo velata, al presidente del Senato Ignazio La Russa, che ha più volte ha raccontato di possedere in casa il busto di Benito Mussolini. “Ce l’ho, uno me lo ha lasciato mio padre. E non lo butterò mai”, aveva confermato la seconda carica dello Stato durante un convegno a Palazzo Madama l’8 febbraio 2023. Ma anche le frasi pronunciate dal capo comunicazione della Regione Lazio, Marcello De Angelis, sull’innocenza degli ex Nar Mambro, Ciavardini e Fioravanti nella strage di Bologna, hanno indignato il sindaco di Sant’Anna. “De Angelis non può dire queste cose, si costruisce una falsa verità. Si riscrive una storia che non è vera” chiarisce Maurizio Verona.
Uscite che certo hanno contribuito alla scelta del primo cittadino di non invitare esponenti della maggioranza di centrodestra alle celebrazioni. “Un sindaco non dovrebbe invitare il governo – tiene a precisare – dovrebbero essere loro, i rappresentanti di questo governo, dopo aver giurato sulla Costituzione, a mettere in agenda una visita in questi luoghi. Io metterei a loro a disposizione le guide, così possono comprendere meglio la storia. Sono luoghi che spingono a una riflessione profonda”. Il massacro del 12 agosto 1944, ricordiamo, venne compiuto dai soldati nazisti delle SS con l’aiuto dei fascisti della Repubblica sociale italiana di Salò. L’obiettivo dell’“atto terroristico premeditato”(come accertato, seppur tardivamente, dalla magistratura), contro civili disarmati, era quello di tagliare i contatti fra le popolazioni locali e le formazioni partigiane dell’area.
“L’Italia non ha mai fatto i conti con la storia”, prosegue. Un problema che, a detta del sindaco, fa il paio con un altro caso che lo riguarda direttamente. Presidente di un comitato che porta avanti dalla scorsa legislatura una proposta di legge “antifascista” (arrivata a 250mila firme), Maurizio Verona ha provato in tutti i modi a far sentire la sua voce all’interno delle istituzioni: “Sono mesi che cerco di contattare l’onorevole Ciro Maschio (deputato di Fratelli d’Italia, ndr), presidente della commissione Giustizia, per portare in Aula la nostra proposta di legge. Ma non mi ha mai né convocato, né risposto”. E prosegue: “Avrei voluto invitare lui alle celebrazioni, come provocazione”.
Al posto del governo, il primo cittadino ha invece chiesto di essere accompagnato nei luoghi del ricordo da Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna: “Lui mi ha risposto il giorno dopo, dicendomi che ci sarebbe stato alle celebrazioni. Un invito simbolico, perché Toscana ed Emilia-Romagna hanno combattuto fianco a fianco durante la Resistenza”.