A molti dei turisti che affollano l’arcipelago – ammesso che l’abbiano incontrata – sarà sembrata una comune lucertola. Eppure la lucertola delle Eolie (Podarcis raffonei) nasconde una storia affascinante, fatta di un’evoluzione che le ha fatto raggiungere resistenza e capacità di sopravvivenza straordinarie. Una storia che rischia di perdersi per sempre, dato che questo piccolo sauro, una volta endemico del territorio, è a rischio di estinzione. Allo stato la lucertola sopravvive in tre isolotti di ridottissime dimensioni (Scoglio Faraglione, Strombolicchio e La Canna) e presso un piccolo promontorio sull’isola di Vulcano (Capo Grosso). I rapidi mutamenti legati all’evoluzione socio-economica ne hanno minato le condizioni di vita, limitandone via via numero e territorio. I fattori principali che minacciano la sopravvivenza della specie sono il degrado del suo habitat, l’abbandono dei pascoli e l’arrivo della lucertola campestre (Podarcis siculus), probabilmente introdotta dall’uomo in epoca storica, che nel tempo ha causato una fortissima rarefazione della “cugina” delle Eolie in termini demografici e di areale, e il suo confinamento nelle attuali località attraverso fenomeni di competizione e ibridazione. Fattori che hanno portato l’Iucn (Unione internazionale per la conservazione della natura) a inserire la Podarcis raffonei nella più alta categoria di rischio di estinzione: Critically endangered, ovvero “in pericolo critico di estinzione“.

Per cercare di salvarla è stato lanciato un progetto europeo finanziato dal programma per l’ambiente e l’azione per il clima “LIFE”, che mira a creare aree protette dove reintrodurre la specie dopo una fase di allevamento in cattività. Il progetto gode del sostegno scientifico di vari enti accademici: l’Università degli studi di Roma Tre (coordinatore), l’Associazione Triton Ets, l’Università degli studi dell’Aquila, il Consiglio nazionale delle ricerche – Cnr, la Fondazione Bioparco di Roma, il Comune di Malfa e una serie di partner associati italiani e internazionali tra cui l’Università di Milano Statale, l’Associazione Biopolis (Portogallo) e il laboratorio di Biometria e Biologia evoluzionistica del Cnrs, il Centro nazionale per la ricerca scientifica francese. La “missione di salvataggio” avrà una durata di cinque anni e si articolerà su due fronti: da un lato l’incremento del numero delle lucertole con uno specifico programma di allevamento in cattività (sfruttando il know-how della Fondazione Bioparco di Roma, che ha già un progetto avviato sulla specie) e in seguito il loro rilascio in natura, fondando due nuove popolazioni sugli isolotti di Bottaro e Lisca Bianca (a largo dell’isola di Panarea); dall’altro si procederà a tutelare la popolazione della lucertola sull’isola di Vulcano, limitando il ratto nero (che minaccia la specie) e contenendo la vegetazione arbustiva sul promontorio, garantendo così un habitat idoneo alla sopravvivenza della lucertola eoliana.

di Gianmarco Pondrano Altavilla

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