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825 euro per una cena a base di tigelle e gnocco fritto al chiosco: il conto folle scatena la lite. Il titolare costretto a fare uno sconto

Diversa la versione del titolare: "Nessuno ha mai parlato di 800 euro, il prezzo iniziale era di 620"

di F. Q.

825 euro per una cena a base di tigelle e gnocco fritto: scoppia la lite tra un gruppo di oltre 20 persone e il ristoratore. Che il costo delle materie prime sia aumentato è un dato di fatto, tuttavia non tutti riescono ad accettare i rincari sulle proprie consumazioni. E questo è proprio ciò che è accaduto nella serata del 9 agosto scorso in un chiosco di Maranello – storica patria modenese del cavallino – quando alla cassa la comitiva ha sentito il conto da pagare. A questo punto il caos: chi protestava, chi ha alzato un po’ troppo la voce e chi cercava di contrattare il prezzo.

Alla fine, la diplomazia ha prevalso e i commensali sono riusciti a pagare ‘solo’ 585 euro, ovvero 23,5 euro a testa. Tuttavia, a parte il prezzo finale concordato, le versioni del gruppo e quella dei gestori divergono su tutto: mentre il tavolo sosteneva di essere in 24, compreso 11 bambini anche piccoli, il proprietario ha affermato che erano in 25 con alcuni minorenni che hanno comunque mangiato come gli adulti. Riguardo al conto? Anche quello non coincide: “Lo scontrino era da 620 euro”, ha spiegato il titolare del locale. “Con un coperto di 1,5 euro a testa, dettaglia voce per voce quanto è stato portato in tavola, dai taglieri di salume, alle bevande, passando per i cestini di gnocco e tigelle”. “Non mi pare davvero eccessivo. Del resto nessuno ha mai presentato un conto da 800 euro, quello iniziale era di 620. Lo sconto è stato proposto sui coperti dei minorenni per evitare sceneggiate”, ha sottolineato.

Eppure anche il conto scontato a 585 euro non è andato giù ai convittori che hanno fatto sapere che si rivolgeranno alla Guardia di Finanza per fare chiarezza sulla vicenda. Ma anche il titolare non getta la spugna e ha dichiarato: “Una persona del gruppo ha addirittura minacciato di darmi fuoco al locale tanto che avevo pensato di contattare il 112. A questo punto comunque diventa una questione di principio, in tanti anni non ho mai vissuto una situazione simile e sono pronta a dare mandato al mio avvocato per difendermi dalla diffamazione ricevuta”.

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