“Tornerò a Palazzo Chigi dalla premier se ci sono novità vere, perché venerdì non avevano mezza proposta”. Elly Schlein, da sei mesi segretaria del Pd, a Repubblica rilascia una lunga intervista dopo il vertice sul salario minimo in cui non fa sconti a un esito definito come poco utile, per usare un eufemismo: “Volevano solo alleggerirsi la coscienza prima di andare in vacanza, dando l’impressione di avere a cuore il tema del lavoro povero”. E’ questo il punto di partenza, che segna anche l’ultimo e forse unico confronto tra maggioranza e opposizione prima della pausa estiva. Il giudizio di Schlein si abbatte anche sul Cnel, scelto dall’esecutivo come strumento di studio e confronto sui tetti salariali: “Un’istituzione prestigiosa – dice la segretaria – ma non può essere la Terza Camera né un governo ombra. Noi saremo sempre disponibili al confronto nel merito. Il governo torni nelle Camere, dove hanno sospeso la discussione per due mesi” ma sapendo che “noi non arretriamo di un centimetro sui pilastri della nostra proposta”.

Restano fermi i capisaldi, che sono la razionalizzazione e rafforzamento dei contratti di lavoro collettivi per spazzare quelli “pirata”, e la soglia a 9 euro l’ora. Sul punto una precisazione che spazza un equivoco su cui i detrattori hanno marciato più volte: “Chi oggi prende 5 euro l’ora, non potrà prenderne meno di 9. Chi oggi ne prende 14 continuerà a prenderne 14 e li prenderanno tutti i lavoratori di quel settore anche se non coperti dal contratto più rappresentativo. La segretaria annuncia una raccolta firme, anche nelle feste dell’Unità e un sito “per firmare pure online per proposte di legge comuni, petizioni, video-call di gruppo”.

Sui difficili rapporti con i partiti più vicini il messaggio è sempre improntato alla coesione che non di rado si vede: “Fin dalle primarie, partendo proprio dal salario minimo, ho auspicato unità. E il passaggio dell’altro ieri dimostra che quando siamo uniti siamo più forti e possiamo dettare l’agenda al governo. Non ci fermiamo al salario minimo, pensiamo anche al Pnrr e al rilancio della sanità pubblica”. Dalle risposte della segretaria emergono anche gli altri motivi di dissapore o lontananza col governo di destra-centro rappresentato da Meloni. Racconta di aver parlato a tu per tu con la premier: “Sono tornata a porre la questione dell’Emilia Romagna, per i ristori mai arrivati, e a chiedere una presa di distanza dalle gravi affermazioni di De Angelis». Entrambe le questioni sono diventate incandescenti da che Bonaccini ha manifestato il suo dissenso e si è scoperto che non solo De Angelis con le sue posizioni resta saldo alla comunicazione della Regione Lazio, ma è stato trovato il posto anche a suo cognato, come ha rivelato Il Domani.

Proprio sull’Emilia però si concentra un nodo politico suscettibile di attriti o evoluzioni nel confronto appena iniziato. “Non escludiamo una mobilitazione”, dice la segreteria “da tre mesi siamo al fianco dei sindaci e dei cittadini che non hanno visto arrivare un euro dal governo. Meloni si è precipitata con gli stivali nel fango, ma di fatto queste terre sono abbandonate. Dicono: “i soldi li abbiamo stanziati”. Ma nessuno sa come chiederli e quando arrivano nelle loro tasche. Ha fatto bene il presidente Bonaccini a ricordare che gli unici contributi arrivati finora sono della Regione e della Protezione civile. I Comuni hanno anticipato altre risorse, ma ora rischiano di andare in dissesto. E se i cantieri non partono in estate, è un danno grave alla prevenzione”.

Sul tassare gli extraprofitti, che era una proposta del Pd e del M5S, Schlein risponde come Conte: “Meglio tardi che mai”. “Chiedevamo da tempo un intervento redistributivo, ma il governo si è mosso tardi e in modo approssimativo, senza un confronto preventivo e soprattutto senza dire dove finiranno quelle risorse, che dovrebbero andare a misure sociali. Il Pd ha proposte concrete su chi fa fatica per l’impennata dei mutui a tasso variabile”.

Tre suicidi in carcere in 24 ore. Un’emergenza per Schlein: “Dostoevskij (in realtà Voltaire 200 anni prima di lui, ndr) scriveva che il grado di civiltà di una società si misura dalle sue carceri. Ecco, l’Italia oggi non è un paese moderno. Servono percorsi di risocializzazione. Il carcere sovraffollato produce solo disperazione e recidiva. Il governo ci metta la testa, mentre finora ha solo cassato la nostra proposta sulle madri detenute”. Poco spazio anche al duello alla Gladiatore fra Musk e Zuckerberg in Italia con la benedizione del governo. “Che non si svende il nostro patrimonio culturale per il vezzo di due miliardari in vena di singolar tenzone. Il governo piuttosto sfidi chi gestisce queste enormi piattaforme a pagare le tasse in modo proporzionato ai profitti che fa in Italia”.

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