di Isabella Fiore
La gara per offrire lo spazio ai duellanti capitalisti del web ha scatenato anche il Governatore Occhiuto che si è subito offerto ad ospitare, nella terra di Tommaso Campanella e di Corrado Alvaro, lo spiazzo per la sfida nelle arti marziali di due ricchi sfondati alla ricerca di un palcoscenico per pagliacci (e mi scuso con chi questa nobile arte la professa per campare).
In prima battuta, avevano chiesto, per la singolar tenzone, il Colosseo, confondendo un anfiteatro col Circo Massimo che sosta perenne fra l’Aventino e il Palatino. Il circo, inoltre, nell’antica Roma era prevalentemente adibito a corse di cavalli, spettacoli equestri, ricostruzione di battaglie, esibizioni di animali ammaestrati, spettacoli di giocolieri e acrobati. Tutte cose che, per mia cultura pedagogica, considero già deliranti tanto quanto le pagliacciate dei super ricchi annoiati.
All’onorevole Occhiuto, e a tutti i governatori, proni alle lusinghe delle improprie proposte circensi, sfugge il concetto che le risorse promesse dai ricavi degli improvvisati duellanti per un paio di ospedali pediatrici non risolvono la crisi della sanità dei poveri. Sono anni chi i bisogni sanitari del Territorio dipendono da fantomatici piani di rientro mentre, progressivamente, la sanità privata ingrassa a vista d’occhio. E penso di poter dire, esattamente con quelle risorse sottratte alla Sanità Pubblica per far funzionare i Pronto Soccorso, per incrementare gli organici, per riaprire gli ospedali maldestramente chiusi e per ridurre i tempi d’attesa (di mesi e anche di anni) per chi non ha più santi a cui rivolgersi.
Insomma, nulla è stato fatto per condurre la Calabria, da decenni in caduta libera, verso livelli essenziali di assistenza. Ad Occhiuto l’idea di un combattimento tra Elon Musk e Mark Zuckerberg piace davvero tanto. A me, abituato a governare non una Regione ma solo il flusso del mio pensiero critico, quest’idea fa solo schifo. E credo che faccia schifo anche a chi, nel rispetto della dignità delle arti marziali, prova disgusto per due ricchi, travestiti da gladiatori come a Carnevale, che si prendono (o fanno finta di farlo) a calci, a pugni e a gomitate.