I numeri degli sbarchi continuano a crescere a un ritmo più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2022, così anche il governo Meloni viene meno alle proprie dichiarazioni d’intenti e torna ad affidarsi anche al lavoro svolto dalle ong che operano nelle acque del Mediterraneo. La nave Ocean Viking della SOS Méditerranée ha infatti effettuato ben 15 operazioni di salvataggio consecutive, portando in salvo 623 naufraghi. Un’operazione sulla carta vietata dal codice di condotta per le ong contenuto nel decreto Cutro approvato solo a febbraio e voluto dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Un’operazione che, scrive l’organizzazione sul suo profilo Twitter, è però avvenuta dall’inizio alla fine con il coordinamento delle autorità italiane.

Così Roma coordina i salvataggi multipli che voleva vietare
Il riassunto del cambio di rotta del governo sulle operazioni in mare, mentre quotidianamente si assiste a tragedie al largo del Mediterraneo, è tutto nel breve thread Twitter di SOS Méditerranée: “La più grande operazione di soccorso di sempre della Ocean Viking – esultano la sera dell’11 agosto – Dopo 48 ore di operazioni in mare, il nostro team ha completato il 15esimo e ultimo salvataggio. 14 dei salvataggi sono stati effettuati sulla rotta tra Sfax e Lampedusa, nella regione di ricerca e salvataggio maltese, coordinati dalle autorità italiane. In totale sono state salvate 623 persone da piccole imbarcazioni non adatte alla navigazione. Tra i sopravvissuti ci sono 15 bambini, 146 minori non accompagnati e 462 adulti, tutti ora al sicuro e accuditi a bordo della Ocean Viking. Le principali nazionalità sono Sudan, Guinea Conakry, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Benin e Bangladesh. La Ocean Viking si sta dirigendo a Lampedusa, su indicazione delle autorità italiane, per procedere a uno sbarco parziale, e poi si dirigerà a Civitavecchia, assegnata come POS per lo sbarco dei restanti superstiti”.

Un messaggio breve che evidenzia un punto fondamentale nella strategia dell’esecutivo in tema d’immigrazione: in situazioni considerate emergenziali come quella attuale il governo può avvalersi (e ha deciso di farlo) del supporto delle ong in mare. Una linea che sorprende, dato che con l’ultimo decreto il ministero dell’Interno, contenente il cosiddetto codice di condotta per le ong, aveva messo in campo evidenti restrizioni nei confronti di chi presta soccorso in mare. C’era, appunto, il divieto implicito di effettuare salvataggi multipli, costringendo in molti casi navi dalla grande portata a dirigersi verso i porti assegnati dopo il primo soccorso. C’era poi la prassi di assegnare porti di sbarco anche molto distanti dal luogo di salvataggio, formalmente per non sovraccaricare le strutture più sottoposte alla pressione migratoria, allungando però i tempi di soccorso e impedendo alle navi di tornare velocemente in mare aperto. Erano poi previsti pesanti provvedimenti nei confronti dei trasgressori, con multe da 10mila a 50mila euro, fino alla confisca della nave.

Cosa è cambiato, quindi, dall’approvazione del decreto Cutro a oggi? In realtà niente, dal punto di vista formale, ma il governo ha semplicemente giocato con il testo stesso della norma che non vieta esplicitamente i salvataggi multipli, ma obbliga la nave a richiedere subito l’assegnazione di un porto di sbarco. Il Viminale ha però precisato che le navi possono svolgere altre operazioni di salvataggio “lungo la traiettoria del percorso che gli viene assegnato”. Inoltre, se nel corso delle comunicazioni con le autorità viene dato l’ok ad altri salvataggi, come successo in questo weekend, le ong possono dirigersi sul luogo del successivo naufragio. Una decisione presa arbitrariamente dalle autorità nazionali.

I numeri: sbarchi aumentati del 115% rispetto al 2022
Per spiegare il motivo di queste ‘concessioni’ da parte del governo è sufficiente guardare i numeri. Secondo l’ultimo rapporto Frontex, gli sbarchi di migranti sulle coste italiane sono aumentati del 115% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, arrivando a superare, come confermano anche i dati più recenti del Viminale, i 100mila dall’inizio dell’anno. Nella sola giornata di venerdì sono approdati a Lampedusa ben 36 barchini con 1.600 persone a bordo. Altre 250 sono arrivate a Pantelleria, mentre la nave di Emergency Life Support ha salvato 75 naufraghi partiti dalla Libia.

Non è infatti la prima volta che Roma deve chiedere aiuto alle ong per svolgere operazioni di soccorso: il 6 luglio scorso, secondo quanto riporta Vita, la Guardia Costiera ha chiesto l’intervento di Open Arms, proprio la ong che ha denunciato il ministro Salvini, per effettuare sei operazioni di salvataggio in coordinamento con il Comando generale delle capitanerie di porto di Roma. A questo si aggiunge che altre 700 persone sono state recuperate grazie a più operazioni in serie compiute da altre ong: quattro soccorsi di fila per la Geo Barents e cinque per Humanity. Proprio in quell’occasione, Veronica Alfonsi, portavoce della ong spagnola, in un colloquio con il Foglio disse: “È paradossale il fatto che Salvini sia in un governo che ci chiede aiuto per fare salvataggi“.

Twitter: @GianniRosini

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