In questo mese, in cui la maggior parte degli italiani sono in vacanza almeno per qualche giorno prima di riprendere ognuno la propria attività, non posso non rimandare a settembre il mio amato presidente della Repubblica Mattarella ed il ministro della Salute Schillaci.
Vorrei tanto che mi rispondessero dopo aver ripassato le loro parole.
Partiamo proprio dalla carica più importante, Mattarella, che il 28 giugno 2020 poco prima della Messa da Requiem di Donizetti davanti al cimitero monumentale di Bergamo ha detto:
“Ricordare significa riflettere, seriamente, con rigorosa precisione, su ciò che non ha funzionato, sulle carenze di sistema, sugli errori da evitare di ripetere”.
Ma deve averlo dimenticato visto che il 27 luglio 2023 parlando della Commissione d’inchiesta sul Covid, appena varata dalla Camera, ora al Senato ha detto:
“Iniziative di inchieste con cui si intende sovrapporre l’attività del Parlamento ai giudizi della magistratura si collocano al di fuori del recinto della Costituzione e non possono essere praticate. Non esiste un contropotere giudiziario del Parlamento, usato parallelamente o, peggio, in conflitto con l’azione della magistratura. Non sono le Camere a poter verificare, valutare, giudicare se norme di legge, che il Parlamento stesso ha approvato, siano o meno conformi a Costituzione perché questo compito è riservato dall’articolo 134 in maniera esclusiva alla Corte Costituzionale”. “Non può esistere una giustizia costituzionale politica”, ha sintetizzato.
Ma proprio la Costituzione all’art. 82 recita:
“Ciascuna Camera può disporre inchieste su materie di pubblico interesse. A tale scopo nomina fra i propri componenti una Commissione formata in modo da rispecchiare la proporzione dei vari gruppi. La Commissione d’inchiesta procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria.”
Perché i politici a qualunque livello non possono e non devono rispondere di quello che dicono o, peggio, che fanno? Io, nel mio piccolo, ho dovuto rispondere ad una querela per quello che avevo scritto su un “finto frate” ecc. ecc. ma non mi sono nascosto ed ho atteso il giudizio definitivo della magistratura. La magistratura e le commissioni devono fare il loro lavoro ed ogni cittadino, ancor più se soggetto pubblico, deve essere giudicato in scienza e coscienza. Io risponderò ancora una volta se devo. Perché i politici non si fanno giudicare?
Altra cosa è la dichiarazione, proprio di questi giorni, del ministro della Salute Schillaci che dice:
“Abbiamo posto le basi per l’avvio di una cooperazione che possa aiutare l’Ucraina a ricostruire il proprio servizio sanitario”
Fermo restando il dolore unanime di una guerra che dura da troppo tempo nel silenzio complice di tutto il mondo, io credo che il nostro ministro della Salute farebbe cosa migliore non elogiando troppo il nostro Servizio Sanitario Nazionale portandolo ad esempio. Abbiamo infatti, proprio durante il periodo del Covid, conosciuto le reali carenze, il reale spostamento dal pubblico al privato che è andato in sofferenza, la reale inesistenza della sanità del territorio.
Inoltre, in questi giorni, abbiamo saputo delle nuove idee delle strutture private accreditate che sono arrivate a pensare e ad attuare senza nessun problema un pronto soccorso a pagamento. Il gruppo San Donato non ha utilizzato il suo ospedale di punta, il San Raffaele, ma una struttura di “periferia”, il policlinico di Zingonia, per lanciare un servizio che è semplicemente vergognoso. Nessuno ferma Angelino Alfano, amministratore delegato del gruppo, in quel percorso di privatizzazione che non trova neanche nella Regione Lombardia alcun ostacolo per poter continuare ad avere conti in ordine di addendi demandati non alla gestione amministrativa ma al cittadino. Il Pronto Soccorso non più dettato dai codici rossi di emergenza ma dai codici iban dei conti correnti!
Su questo dovrebbe meditare per riportare la salute degli italiani in massima parte in mano alle strutture pubbliche, i vecchi e “sani” ospedali in cui l’unico interesse era il bene pubblico, non privato. Potrebbe ripassare alcune delle idee che quasi quotidianamente invio tramite PEC al suo Presidente del Consiglio Meloni. Partendo proprio dalla medicina di prossimità. Un corso di laurea di cinque anni, distaccato da medicina, per essere assunti negli ospedali, in modo pubblico non privato accreditato, formando dei reparti di primo contatto 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
La vera medicina del territorio che sia sempre a disposizione del cittadino e liberi i Pronto Soccorso per le urgenze vere. Una nuova medicina che ci sia quando serve senza filtri e che utilizzi la tecnologia per integrarsi, non per distanziarsi. Un medico empatico non personale ma pubblico per il bene di tutti.
Politici, usate le ferie estive per ripassare ed essere pronti a superare gli esami di riparazione. Non dimenticate e non fatevi sottrarre la memoria. Dovete vincere la partita a scacchi.