Carlo Nordio conferma: il governo è pronto a far tornare la vecchia prescrizione, cancellando le riforme varate dai suoi due predecessori, cioè Alfonso Bonafede e Marta Cartabia. “Le riforme le faremo, come da cronoprogramma”, promette in un’intervista al Corriere della Sera. Anche sulla prescrizione? “Sì, la riporteremo nell’ambito del diritto sostanziale, come causa di estinzione del reato e non di improcedibilità: soluzione, quella della riforma della ministra Cartabia, che ha creato enormi difficoltà applicative”.
Il guardasigilli, dunque, conferma quanto anticipato dal Fatto Quotidiano, cioè che la maggioranza di Giorgia Meloni, con l’aiuto dei renziani, è pronta a tornare alla prescrizione introdotta nel 2017 con la legge Orlando: nessuna interruzione durante il processo o dopo una condanna ma una sospensione di massimo 18 mesi dopo la sentenza di primo grado e 18 dopo quella d’Appello. Sarà cancellata, quindi, la riforma varata dai 5 stelle con Bonafede, che prevedeva di bloccare la prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Ma anche quella del governo Draghi con Marta Cartabia che aveva introdotto il meccanismo dell’improcedibilità che faceva decadere i processi se non arrivavano a sentenza entro due anni dall’inizio del secondo grado e uno da quello in Cassazione. In commissione Giustizia c’è già una proposta di legge, frutto di un accordo politico tra destra e renziani, che verrà discussa a settembre, quando riprenderanno i lavori in Parlamento.
Un modo per anticipare Nordio, che però nell’intervista al Corriere nega assolutamente di avere vedute differenti col suo partito, Fratelli d’Italia, e definisce ritiene “puerile che si inventino contrasti inesistenti” con Meloni, “nella vana speranza di farci innervosire o magari litigare”. “Con la premier – sostiene Nordio – siamo in sintonia perfetta e ci sentiamo regolarmente”. Poi il guardasigilli nega di essere un ministro particolarmente severo nei confronti dei magistrati, dopo che nei giorni scorsi ha promosso l’azione disciplinare contro i magistrati della procura di Firenze che indagano su Matteo Renzi. Pensare “che un ministro che per 40 anni è stato un pm diventi un castigamatti dei suoi colleghi è quantomeno bizzarro”, dice l’inquilino di via Arenula. “Le mie ispezioni straordinarie si contano sulle dita di una mano. O poco più – sostiene -. È vero invece che ho annunciato ispezioni nei casi di fughe di notizie e di diffusioni di intercettazioni riservate, che per fortuna in questi mesi sono diminuite. Forse anche per effetto di questa deterrenza, che evidentemente funziona”.
Poi Nordio torna a parlare del doppio suicido nel carcere di Torino, che ha visitato nel fine settimana. Un dramma che si poteva evitare con maggiore vigilanza? Nordio nega. “Per quanto ho potuto capire era stato fatto tutto il dovuto”. Poi torna a paragonare il caso di Torino all’estremo gesto di Hermann Göring, il gerarca nazista delle SS che inghiottì una capsula di cianuro nella sua cella per evitare il patibolo. “La prevenzione di un suicidio è praticamente impossibile. persino due prigionieri del processo di Norimberga si tolsero la vita, uno impiccandosi e l’altro avvelenandosi, benché sotto il controllo della polizia militare”, ha detto Nordio, riferendosi appunto a Göring, che si uccise la notte prima della sentenza, e a Robert Ley, capo del Fronte tedesco del lavoro, che invece si suicidò prima dell’inizio del processo. In pratica nell’intervista al Corriere il ministro ha ripetuto il paragone che aveva già fatto alla fine della visita nel penitenziario del capoluogo piemontese. Un esempio quantomeno infelice, visto che a togliersi la vita nel carcere di Torino è stata una donna con problemi psichiatrici, che non poteva vedere il figlio di quattro anni: si è lasciata morire di fame e di sete.