“Il trascorrere del tempo non attenua il peso delle responsabilità per quanto accaduto. Ed è responsabilità fare giustizia, completando l’iter processuale, con l’accertamento definitivo delle circostanze, delle colpe, delle disfunzioni, delle omissioni“. Lo scrive il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio in occasione dei cinque anni dal crollo del Ponte Morandi, a Genova, che causò 43 morti. Il disastro del 14 agosto 2018, sottolinea il capo dello Stato, “ha rappresentato un drammatico appello alle responsabilità di quanti sono incaricati di attendere ad un pubblico servizio, sia di coloro che provvedono, sul terreno, alla erogazione agli utenti, sia di chi deve provvedere alla verifica delle indispensabili condizioni di sicurezza”. Il riferimento del presidente è a quanto emerso finora sia sulla gestione diretta dell’autostrada e del ponte, sotto il profilo della manutenzione, sia sulla supervisione dello Stato perché quella gestione fosse corretta. Il crollo, continua il capo dello Stato, è “una vicenda che interpella la coscienza di tutto il Paese, nel rapporto con l’imponente patrimonio di infrastrutture realizzato nel dopoguerra e che ha accompagnato la modernizzazione dell’Italia. Un patrimonio la cui manutenzione e miglioramento sono responsabilità indeclinabili“. Il presidente ribadisce come “la garanzia di mobilità in sicurezza è un ineludibile diritto dei cittadini”.

Da parte sua, a margine della commemorazione alla Radura della memoria (il parco creato sotto il nuovo ponte) il procuratore capo di Genova Nicola Piacente ricorda però che “bisogna contemperare i diversi principi di carattere costituzionale: obbligatorietà dell’azione penale, presunzione della non colpevolezza e decorrenza della prescrizione, con diritto del giusto per tutte le parti coinvolte. Il monito del presidente Sergio Mattarella”, dice, “è da prendere in serissima considerazione”, ma “nell’ambito di questa cornice costituzionale che inevitabilmente comporterà dei tempi che ritengo possano estendersi ragionevolmente entro la fine del 2024, per avere la sentenza o quantomeno la requisitoria del pm. Bisogna essere chiari e leali, ci sono le ipotesi più datate di omissione di atti d’ufficio e dei falsi che sicuramente andranno in prescrizione da ottobre 2023. Ma gli imputati possono anche rinunciare alla prescrizione e optare per un accertamento giudiziario”, ricorda. Per poi concludere: “Talvolta le indagini di carattere procedurale possono portare all’estinzione dei reati per prescrizione. Ci sono però vicende che nella memoria rimarranno. Il giudizio della storia è inevitabile, a quello non ci si può sottrarre”.

Alla cerimonia il governo è stato rappresentato dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, mentre il presidente del Senato Ignazio La Russa – che aveva annunciato in un primo momento la sua presenza – ha inviato un messaggio. A diffondere una nota è stata anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che sottolinea come siano “tante le domande poste da quella tragedia che sono ancora rimaste senza risposta. La rabbia, il dolore, la sete di giustizia dei familiari delle vittime sono sentimenti sacrosanti e che meritano tutto il nostro rispetto. A chi il 14 agosto 2018 ha perso un figlio, un genitore, un caro – tutto – rinnoviamo oggi le doverose scuse dello Stato per ciò che è successo, pur consapevoli che nessuna parola sarà mai sufficiente a lenire la sofferenza e placare il desiderio di giustizia. Il processo sul crollo del Morandi”, dichiara la premier, “è ancora in corso. La giustizia sta lavorando e noi, come tutti gli italiani, confidiamo nel lavoro dei magistrati. Il nostro augurio è che la verità possa emergere con tutta la sua chiarezza e che i responsabili di quel disastro siano acclarati e accertati. Perché sarebbe davvero imperdonabile che questa tragedia nazionale possa rimanere impunita”. Al fianco del ricordo per le 43 vittime, aggiunge la premier, “non dimenticheremo mai l’eroismo dei soccorritori e l’impegno senza sosta dei tantissimi che, in quelle ore e in quei giorni drammatici, diedero testimonianza di quanto gli italiani sappiano donarsi al prossimo”. Dall’altra parte “l’orgogliosa reazione dei genovesi” è stata “vettore decisivo della ricostruzione e della rinascita della città” ed è un “esempiopotente della capacità del nostro popolo “di non lasciarsi mai abbattere dalle difficoltà, anche le più estreme, e di sapersi rialzare“.

All’appuntamento era presente, come ogni anno, anche la portavoce del Comitato dei parenti delle vittime, Egle Possetti. “Fino all’ultimo giorno noi non saremo tranquilli. Il lavoro sta andando avanti bene, con intensità. Speriamo che si arrivi alla fine naturale del processo senza intoppi e in tutti i gradi di giudizio, ma dovremo essere vigili. Il primo grado è una cosa, tutti gli altri sono più complicati. Non mancheremo di essere attivi in ogni grado”, dice. I giudici e i pm, continua Possetti, “stanno cercando di fare al meglio, tre udienze a settimana. Sono dei tempi molto veloci per portare avanti un processo. È chiaro che noi vorremmo già che fosse finito. Venire in aula ogni volta è sempre più difficile, per noi è veramente complicato stare lì ed è sempre più pesante. Andando avanti il dolore si trasforma ma è sempre fortissimo. Noi speriamo che alla fine del prossimo anno ci sia il primo grado di giudizio. Ci speriamo. E come comitato e parti civili faremo di tutto perché il processo vada alla fine naturale“. Nel suo intervento alla cerimonia Possetti ha riservato un duro attacco allo Stato, che, dice, “non ha fatto i suoi interessi in questa vicenda, sia scrivendo una concessione inaccettabile sia acquisendo senza fiatare, quasi genuflesso, i controlli eseguiti da chi avrebbe dovuto essere il controllato. Infine giungendo a patti con questo nemico”, ricomprando Autostrade dalla famiglia Benetton a un prezzo stellare: “La chiusura amministrativa di questa vicenda resta e resterà per sempre una pugnalata gravissima che non potremo mai dimenticare come parenti delle vittime e come cittadini dagli organi democraticamente eletti e dei dipendenti pubblici interessati nella vicenda”, chiosa la portavoce dei parenti delle vittime.

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