La Banca centrale russa ha alzato il suo tasso di riferimento dall’8,5% al 12%. La mossa è stata decisa durante la riunione straordinaria convocata in mattinata di fronte al progressivo indebolimento del rublo che negli ultimi tre mesi ha perso circa il 30% nei confronti di dollaro ed euro. Ieri, dopo mesi, il rublo ha rotto la soglia psicologica di 100 a 1 nei confronti della moneta statunitense. Stamane il rublo è in recupero del 3% circa. La Banca di Russia aveva alzato il tasso fino al 20% alla fine del febbraio 2022, poco dopo l’invasione dell’Ucraina e lo aveva poi gradualmente ridotto sino ad un minimo del 7,5%. Il governo di Mosca ha rimproverato alla banca centrale di aver ammorbidito troppo la sua politica monetaria favorendo una svalutazione. La governatrice Elvira Nabiullina ha invece più volte affermato che la perdita di valore deriva dal peggioramento dei saldi commerciali, a cui hanno contribuito le sanzioni. Nabiullina ha però anche affermato di non ravvisare condizioni di pericolo per la stabilità finanziaria del paese. La banca di Russia spiega che la decisione è stata presa per ridurre i rischi sulla stabilità dei prezzi e frenare l’inflazione.
“La costante crescita della domanda interna, che supera la capacità di espandere la produzione, amplifica la pressione inflazionistica sottostante e ha un impatto sulla dinamica del tasso di cambio del rublo attraverso l’elevata domanda di importazioni. Di conseguenza, la trasmissione del deprezzamento del rublo ai prezzi sta guadagnando slancio e le aspettative di inflazione sono in aumento”, si legge nel comunicato. Secondo le previsioni della Banca di Russia, dato l’orientamento della politica monetaria, l’inflazione annua tornerà al 4% nel 2024.