Sembrava tutto pronto. E invece la nomina dei nuovi componenti dell’ufficio del Garante delle persone private della libertà sembra essersi bloccata. Almeno per il momento. Mentre le carceri vivono uno dei momenti più drammatici tra sovraffollamento e suicidi, infatti, la sostituzione del Garante dei detenuti è uno dei nodi che il governo dovrà sciogliere dopo la pausa estiva.

Il mandato degli attuali componenti, il presidente Mauro Palma (nella foto), Emilia Rossi e Daniela De Robert, è già scaduto da due anni. A luglio sembrava che il ministro Carlo Nordio stesse per procedere alla nomina dei successori, scelti dopo una consultazione con le forze politiche di maggioranza e opposizione. Il guardasigilli vorrebbe nominare presidente dell’ufficio l’ex deputato di Forza Italia, poi passato con Fdi, Felice Maurizio D’Ettore, professore ordinario di diritto privato a Firenze. In quota maggioranza sarebbe anche la nomina del magistrato in pensione Carmine Antonio Esposito, che è stato presidente del tribunale di sorveglianza di Napoli. L’opposizione, invece, ha fatto il nome del professor Mario Serio, ordinario di Diritto privato comparato a Palermo, che è stato proposto da Roberto Scarpinato, ex procuratore generale ora eletto al Senato con i 5 stelle. Esperto di diritti umani e autore di studi sulla ragionevole durata dei processi, Serio è stato, con l’ex procuratore Armando Spataro, tra i promotori dell’appello dei giuristi italiani contro l’estradizione negli Usa di Julian Assange.

La legge istitutiva del garante prevede una procedura complessa: la nomina del presidente e dei due componenti – scelti tra “persone che assicurano indipendenza e competenza nelle discipline afferenti alla tutela dei diritti umani” – avviene con decreto del presidente della Repubblica, preceduto da una deliberazione del Consiglio dei ministri, sentite le competenti Commissioni ministeriali. Alla fine del mese scorso il ministero della Giustizia aveva chiesto ai componenti di inviare la documentazione necessaria in vista della nomina che sarebbe dovuta avvenire nel primo Consiglio dei ministri utile. Ma qualcosa si è inceppato se da allora ci sono state due riunioni a Palazzo Chigi, senza che accadesse nulla. Come finirà si vedrà ormai dopo l’estate.

Intanto tengono ancora banco le polemiche sul progetto di Nordio di trasferire i detenuti responsabili di reati lievi nelle caserme. “Il governo affronti i problemi lasciando stare la propaganda”, dice Chiara Braga, capogruppo del Pd alla Camera. Di piano Nordio “già naufragato” parla il sindacato di polizia penitenziaria Spp, che chiede a Meloni di avocare a sè le scelte più forti. Lancia l’allarme anche Luigi Patronaggio, procuratore generale di Cagliari: “Al vasto, eterogeneo e complesso mondo carcerario, da sempre caratterizzato da sovraffollamento ed inefficienze socio- assistenziali-sanitarie, occorre guardare con occhio particolarmente attento in questo periodo feriale, caratterizzato da temperature elevatissime,che accrescono a dismisura le diversità”, dice il magistrato. “Auspico quindi – aggiunge – che tutti gli operatori, compresa la componente medica e psichiatrica, compiano un particolare sforzo in attesa che le istituzioni adempino, fino in fondo, i compiti cui sono deputate, rinvenendo le giuste risorse umane e finanziarie idonee a scongiurare eventi drammatici ed estremi“.

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