C’è la benzina a scaldare queste giornate ferragostane. I prezzi dei carburanti galleggiano intorno ai 2 euro al litro e, in casi eccezionali, intravedono addirittura i 3 euro. Da giugno i rincari sono stati importanti, in scia con le quotazioni del petrolio ma con sospette fiammate a ridosso delle giornate di maggior traffico. L’associazione dei benzinai parla del sedicesimo aumento di seguito. Mentre ministero e distributori si rimpallano le responsabilità, Assoutenti ha fatto i conti sui benefici in termini di gettito fiscale che questa situazione garantisce alle casse pubbliche: tra esodo e controesodo, lo Stato incassa 2,2 miliardi di euro. Una stangata per le famiglie, soprattutto quelle in vacanza.
Per il ministro delle Imprese Adolfo Urso è tutto sotto controllo perché “il prezzo industriale della benzina depurato dalle accise è inferiore rispetto ad altri Paesi europei come Francia, Spagna e Germania“. Sono le stesse accise delle quali negli anni scorsi chiedeva l’abolizione la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e prometteva fino allo scorso settembre il vicepremier Matteo Salvini. Sino allo scorso gennaio era in vigore uno sconto sulle accise di 30 centesimi al litro introdotto dal governo Draghi. L’agevolazione è stata però eliminata dall’esecutivo Meloni, i cui ministri, in più occasioni, hanno affermato che al momento non c’è nessuna intenzione di reintrodurre uno sconto. E così ha gioco facile, ora, proprio Assoutenti a chiedere di riduzione delle imposte con meccanismi automatici e magari utilizzare parte di quei 2 miliardi per tagliare le accise. Nel frattempo la Guardia di Finanza annuncia l’incremento dei controlli su prezzi che, a dire il vero, sono comunicati giornalmente da ogni distributore al ministero per le Imprese, quello guidato da Urso.
I calcoli di Assoutenti
Com’è arrivata Assoutenti al totale di oltre due miliardi incassati dallo Stato? Iva e accise pesano oggi per il 55,6% su un litro di benzina e per il 51,8% sul gasolio. Considerando il prezzo medio dei carburanti della settimana dal 7 al 13 agosto fornito dal ministero della Sicurezza energetica (1,939 euro/litro la benzina, 1,827 euro/litro il gasolio) gli italiani pagano su ogni litro di verde ben 1,077 euro di tasse: 0,728 euro a titolo di accisa (un valore fisso, ndr), oltre 0,349 euro per l’Iva (importo che varia con il prezzo industriale, ndr). Sul gasolio la tassazione pesa per circa 0,946 euro al litro: 0,617 per le accise, 0,329 euro per l’Iva. Così, tra esodo e controesodo estivo, lo Stato tra le accise e l’Iva incasserebbe 2,27 miliardi. Ipotizzando 15 milioni di autovetture benzina-gasolio in circolazione sulle autostrade e una media di 3 pieni solo per gli spostamenti e successivo ritorno. Da qui la richiesta del presidente di Assoutenti Furio Truzzi di “meccanismi automatici di riduzione di iva e accise su benzina e gasolio in occasione dell’incremento dei prezzi industriali“.
Secondo i dati dell’associazione delle compagnie petrolifere (Unem), accise e Iva incidono sul prezzo finale della benzina italiana per il 57%. Solo in Finlandia il peso delle tasse è più alto (58,3%). In Germania è al 54,4%, in Francia il 54,1%. Qui l’Iva è leggermente inferiore (20% contro 22%) ma il peso delle accise è maggiore.
Urso: “I prezzi non sono fuori controllo”
Non sembra tanto dell’idea il ministro Urso che intende rassicurare la cittadinanza spiegando che il costo industriale della benzina “depurato dalle accise” è comunque sotto quelli in Francia, Spagna e Germania e quindi è “falso” ciò che “affermano alcuni esponenti politici che il prezzo di benzina e gasolio sia fuori controllo”. Per Urso “è vero il contrario: l’Italia ha fatto meglio di altri Paesi europei”. Parole che fanno saltare sulla sedia il responsabile Economia del Pd Antonio Misiani: “Sono del tutto fuori dalla realtà”. Al momento, comunque, il governo si limita a mantenere la misura dei cartelloni col prezzo medio e a dare l’input alla Finanza per verificare eventuali storie anomale.
I distributori: “Cartello con prezzi medi? Controproducente”
Col governo se la prendono anche i distributori perché la misura del cartello dei prezzi medi “nulla ha potuto, né ha mai avuto alcuna possibilità di farlo” afferma la Fegica, Federazione gestori impianti carburanti e affini. “La misura – continua la federazione dei benzinai – non solo è inutile ma rischia di essere controproducente“. L’obbligo di esporre i cartelloni con i prezzi medi nazionali accanto a quelli praticati nel singolo punto vendita è in vigore da inizio agosto. Da quel momento il costo della benzina è salito di circa 4 centesimi. Paradossalmente i cartelli possono però anche indurre chi pratica tariffe a forte sconto a riavvicinarsi al prezzo medio.
La Finanza: un’irregolarità ogni 4 controlli
Il comando generale comunica infatti che “all’evolversi dello scenario di alta volatilità” dei prezzi dei carburanti da Ferragosto le fiamme gialle hanno intensificato i controlli: sui prezzi, ma anche sulla qualità dei prodotti venduti, il regolare funzionamento delle pompe, il rispetto degli obblighi fiscali. Un piano d’azione che, comunica la Guardia di Finanza, andrà avanti fino alla fine dell’anno. Nei primi 15 giorni d’agosto sono stati eseguiti complessivamente 1.230 interventi nei confronti di 85 distributori sulla rete autostradale e di 1.145 sulle altre strade, che hanno consentito di riscontrare 325 irregolarità, di fatto una su quattro controlli. 789 sono le violazioni contestate; 363 per mancata esposizione dei prezzi o per difformità di quelli praticati rispetto a quelli indicati e 426 per l’inosservanza degli obblighi di comunicazioni all’ ‘Osservaprezzi carburantè, il servizio on line del ministero delle imprese e del made in Italy che consente di sapere in tempo reale i prezzi di vendita praticati dagli impianti.