Il 10 agosto le agenzie di stampa hanno battuto la notizia della nascita di “Roma REgeneration”, una fondazione per lo sviluppo sostenibile della città. Una fondazione no-profit.
Secondo i promotori questa Fondazione è nata con l’obiettivo di supportare la Capitale nella crescita e nella sostenibilità ambientale, sociale ed economica, con focus sullo sviluppo di un modello urbano che porti la città verso una visione organica di crescita strategica.
Nell’idea dei promotori la fondazione sarà un “think tank lab” aperto a tutti i soggetti, pubblici e privati, “che vorranno sostenere la capitale nelle importanti sfide che la attendono nei prossimi anni, mettendo a sistema know how, risorse e idee, favorendo il dialogo e la collaborazione con le amministrazioni territoriali e nazionali e contribuendo a costruire una visione attuale per la città del futuro”.
Ma chi sono i promotori?
La fondazione nasce per iniziativa di DeA capital real estate Sgr, Investire Sgr e Fabrica immobiliare Sgr, “da sempre presenti sul territorio della città, ben conosciute dagli inquilini che hanno avuto a che fare con questi soggetti, non proprio dei benefattori.
Scopo della fondazione, dicono i promotori, “è contribuire a creare una prospettiva nuova per la città, che abbia al centro un modello organico di sviluppo e crescita ed un’idea progettuale complessiva della capitale”.
A stretto giro di posta, l’Assessore all’Urbanistica Veloccia risponde entusiasta: “La nascita della Fondazione Roma Regeneration potrà dare un importante contributo allo studio della rigenerazione urbana nella nostra città. In questi mesi ho avuto più volte l’occasione di incontrare le tre Sgr che hanno dato vita a questa iniziativa e ci siamo confrontati molto su questa proposta e su come costruire una collaborazione con l’Amministrazione capitolina”. L’Assessore Veloccia senza mostrare alcun cenno critico afferma: “Ho recepito la loro volontà di mettersi a disposizione per costruire un think tank, uno spazio di studio, confronto e partecipazione. Si tratta quindi – conclude Veloccia – di una iniziativa molto importante che conferma quanto la Capitale stia diventando sempre più attrattiva per gli investimenti, suscitando l’attenzione dei mercati e dei grandi partner”.
Spiace dirlo ma io non sono così entusiasta. Attenzione, parliamo di cose serie.
Dietro questa apparente filantropia di tre grandi Sgr ci sono importanti e pesanti immobiliaristi che intendono assumere una posizione centrale sulla rigenerazione urbana di Roma e il Comune intende consentirlo, anzi non vede l’ora di affidargliela. Tre grandi Sgr mettono così le mani sulla città e Veloccia applaude. Certo è probabile che questi immobiliaristi, nel “rigenerare”, daranno al Comune qualche briciola di case, insomma una spruzzata di social housing, per accontentare un comune e una amministrazione privata. E questo oggi, con l’annuncio della nascita della fondazione, è evidente.
Anni fa nei dibattiti a cui partecipavo come segretario nazionale di Unione Inquilini affermavo che si doveva passare dal piano regolatore sulle aree al piano regolatore sugli immobili esistenti. Un piano regolatore che determinasse regole e modalità di una rigenerazione urbana pubblica, basata su recupero e autorecupero, con una idea di città come bene comune, che prioritariamente destinava la rigenerazione degli immobili ai cittadini, alle persone residenti, in termini di dotazione adeguata di alloggi pubblici, asili nido, centri anziani, luoghi culturali e centri sociali, sanità territoriale.
Il Comune di Roma oggi lancia un segnale di zerbinaggio urbanistico ai poteri forti. Il Comune progressista di Roma, invece di chiamare la città ad un percorso partecipativo con urbanisti, università, sindacati, comitati di quartiere, associazioni e movimenti, volto a definire una idea di città come bene comune, di fatto lo appalta a tre potenti Sgr e agli immobiliaristi che sono dietro questa operazione.
A noi questa amministrazione progressista lascia solo le illusioni dei tour di Felicittà del Sindaco e dell’assessore, non a caso, alla “valorizzazione” del patrimonio. Gli affari sono affari, ma il comune decide di far fare gli affari a “loro” con i nostri immobili pubblici e con le nostre aree pubbliche.
Non bisogna far passare sotto silenzio questa notizia, ne riparleremo e seguiremo l’evoluzione di questa operazione strategica su Roma Capitale.