A dare la notizia della sua scomparsa è il Teatro la Fenice di Venezia in un tweet
È morta nella notte nella sua Savona Renata Scotto, una delle più importanti voci di soprano del ‘900. Aveva 89 anni. A darne notizia, tra gli altri, è stato il Teatro la Fenice di Venezia in un tweet: “Non possiamo essere sempre felici e colorati purtroppo … giungiamo ora a comunicarvi della scomparsa di Renata Scotto. Siamo tristemente scossi. Ci lascia una straordinaria e sincera artista la cui voce brillò per diverso tempo anche qui. Che la terra ti sia lieve, Renata”.
Il suo debutto avvenne appena diciannovenne al Teatro Gabriello Chiabrera della sua città, come Violetta nella Traviata. Da quel momento inizia l’ascesa ininterrotta che la porta il 7 dicembre 1953 sul palcoscenico della Scala di Milano ne ‘La Wally’ di Catalani: un trionfo. La fama internazionale arriva però nel 1957 quando la Scala porta ad Edimburgo La sonnambula di Vincenzo Bellini con Maria Callas. Un grande successo, tanto che il teatro milanese decide di aggiungere altre repliche che però la Callas non può cantare per altri impegni: La Scala chiama allora Renata Scotto a sostituirla e per il soprano ligure è un trionfo tale che da quel momento brilla nel firmamento della lirica internazionale.
In un’intervista all’Adnkronos di qualche anno fa, in occasione del Prix Italia della Rai cui partecipava, la Scotto ammoniva i giovani cantanti perché “non hanno la pazienza di costruire una carriera – diceva- hanno fretta di arrivare subito nei teatri importanti senza prima fare la famosa gavetta, che porta via dieci o più anni. Ma la colpa maggiore è spesso degli agenti che fanno cantare loro un repertorio sbagliato”. Consigliava loro di “avere pazienza, lo studio non finisce mai, anche dopo la fine della carriera, e bisogna moderare la vita sociale“.
E confessava: “Anch’io ho sbagliato debuttando a 18 anni in Traviata. Avevo voce e temperamento e la scelta di farmi cantare è stata dei miei docenti, ma non avrei dovuto. Poi ho passato tutta la vita a studiare il ruolo di Violetta. Uno studio che si fa non solo a casa ma anche in teatro. La condizione è però quella di avere una base tecnica solida” che è “la cosa più importante. Non potresti mai cantare Verdi, ma non solo, senza. La tecnica deve riuscire a far cantare letteralmente in apnea, risultato che ottieni quando hai imparato come respirare e usare i suoni. Poi devi capire come trattare il suono della voce, come fa un violinista con il violino o un flautista col flauto. Il temperamento e l’espressione, invece, fanno parte della natura”.
E la base tecnica solida, unita a una straordinaria intelligenza musicale, al temperamento e a un fraseggio sempre accuratissimo, la Scotto l’aveva, tanto che la sua carriera internazionale prende il volo fino a portarla nel 1965 in Madama Butterfly al Metropolitan di New York e alla Royal Opera House di Londra con La traviata.