È stata confermata anche in appello la condanna a sei mesi di carcere già decisa lo scorso giugno nei confronti della 23enne Ilaria De Rosa, la hostess veneta accusata di possesso e spaccio di stupefacenti, un reato molto grave in Arabia Saudita, che può essere punito anche con la pena di morte. La giovane si trova in un carcere di massima sicurezza a circa 45km dalla capitale Riad dallo scorso 4 maggio, quando è stata trovata con uno spinello in mano che lei ha sempre detto non essere suo. Al console italiano a Gedda, Lorenzo Costa, che ha ricevuto il permesso per visitarla in carcere e per affidare il suo caso ad alcuni legali segnalati dalla Farnesina, la ragazza ha raccontato che si trovava a cena a casa di un amico quando all’improvviso alcune persone armate hanno fatto irruzione iniziando a perquisirla in modo invadente. De Rosa, sempre secondo quanto da lei dichiarato, ha capito di essere stata arrestata soltanto quando è stata portata nella stazione di polizia dove è stata trattenuta per cinque giorni. La giovane ha inoltre raccontato di essere stata interrogata e di aver poi firmato un documento in arabo di cui ignora il contenuto.
L’allarme era scattato a inizio maggio, quando la mamma, Marisa Boin, si era preoccupata perché da giorni la figlia, da poco trasferitasi a Gedda, non rispondeva più al telefono. La famiglia si era quindi rivolta quindi ai carabinieri, i quali erano stati più tardi informati dell’arresto a Riad. Dopo la sentenza di primo grado, che sanciva una condanna a sei mesi di carcere e l’espulsione dal Paese, Ilaria De Rosa aveva deciso di impugnare la sentenza e di chiedere allo stesso tempo la grazia, che in Arabia viene concessa in concomitanza di alcune festività religiose. Alla giovane veneta non è stato però di fatto concesso nulla, ed ora dovrà scontare la pena in carcere fino al prossimo novembre.