Continua per il 17° giorno di fila il rialzo del prezzo del carburante in autostrada. Giovedì 17 agosto, secondo i dati aggiornati forniti dal Ministero delle Imprese e del made in Italy (ex Sviluppo economico), la benzina self-service sulla rete autostradale segna un prezzo medio di 2,019 euro al litro, contro i 2,015 euro del 14 agosto. Il gasolio self sale a 1,928 (era a 1,921 alla vigilia di ferragosto), mentre il Gpl servito è stabile a 0,842 euro, così come il metano a 1,528 euro. A livello regionale, il prezzo medio più alto della benzina self è ancora in Puglia con 1,969 euro a litro, il più basso nelle Marche a 1,924 euro al litro. Già da settimane i prezzi dei carburanti galleggiano intorno ai 2 euro al litro e, in alcuni casi, sforano abbondantemente i 2,5 euro (il record di 2,722 euro è stato raggiunto a Ferragosto in un’area di servizio sulla Milano-Varese).
Già da giugno i rincari sono stati importanti, in scia con le quotazioni del petrolio ma con sospette fiammate a ridosso delle giornate di maggior traffico. Mentre ministero e distributori si rimpallano le responsabilità, Assoutenti ha fatto i conti sui benefici – in termini di gettito fiscale – che questa situazione garantisce alle casse pubbliche: in una settimana, tra un esodo e un controesodo, lo Stato ha incassato 2,2 miliardi di euro. E il Comando generale della Guardia di finanza ha fatto sapere di aver intensificato i controlli “all’evolversi dello scenario di alta volatilità” sui prezzi. Per il ministro delle Imprese Adolfo Urso, però, è “falso” che il costo dei carburanti sia fuori controllo, perché, “depurato dalle accise”, è comunque inferiore a quelli di Germania, Spagna e Francia. Sino allo scorso gennaio, però, era in vigore uno sconto sulle accise di trenta centesimi al litro introdotto dal governo Draghi, non prorogato dall’attuale esecutivo. L’esponente di governo, poi, rivendica la scelta di imporre l’esposizione dei prezzi medi, che secondo i gestori delle pompe invece “non solo è inutile ma rischia di essere controproducente”, inducendo chi pratica tariffe a forte sconto a riavvicinarsi alla media. E in effetti dal 1° agosto – cioè da quando è in vigore l’obbligo – i costi non hanno fatto altro che aumentare.
Nel frattempo Federcontribuenti lancia una campagna di sensibilizzazione sostenendo che “il prezzo della benzina potrebbe essere ridotto di 20 centesimi al litro senza nessuna conseguenza negativa sulle casse dello Stato”: “È giusto che i cittadini sappiano che il 55% del costo del litro di benzina è costituito da tasse; su due euro di costo al litro della benzina verde il totale delle accise arriva a 98 centesimi, a cui viene applicata una imposta sul valore aggiunto di 20 centesimi. Praticamente una tassa sulle tasse. La materia prima costa solo per 60 centesimi sul prezzo finale che viene completato da 22 centesimi dei costi di distribuzione del carburante dalle petroliere al benzinaio. Gli esercenti delle stazioni di servizio sono l’anello debole della catena. A loro, se tutto va bene, vanno solo 4 centesimi al litro”. Lo slogan della campagna, “Metà del tuo pieno va in tasse allo Stato”, sarà stampato su un adesivo che verrà attaccato sulle pompe.
Anche Assoutenti torna ad attaccare il governo chiedendo un intervento sulle accise: “Rispetto a maggio un pieno di verde costa 6,6 euro in più, 13,2 cent al litro, mentre il rincaro è di 8,9 euro per il gasolio, +17,7 cent al litro. Le casse statali stanno guadagnando miliardi di euro attraverso Iva e accise grazie agli aumenti. E l’aumento degli ultimi giorni si verifica nonostante il calo del petrolio, le cui quotazioni sono scese sia per il Brent che per il Wti”, scrive in una nota il presidente Furio Truzzi. “Il ministro Urso ieri, parlando di prezzo industriale inferiore ad altri Paesi Ue, ha confermato l’allarme che abbiamo lanciato circa il peso della tassazione sui carburanti che, in Italia, è tra i più alti d’Europa e penalizza gli automobilisti della penisola, facendo crescere i listini alla pompa. Ribadiamo la richiesta al governo di intervenire con effetto immediato, sfruttando gli extra profitti incamerati negli ultimi mesi grazie alle tasse sui carburanti per un deciso taglio delle accise che pesano su benzina e gasolio. È necessario poi capire cosa avvenga nei vari passaggi di filiera dei carburanti per accertare come possano i listini schizzare alle stelle anche quando, come in questi giorni, il prezzo del petrolio scende”, conclude.