Diventano un tema di scontro politico i prezzi record dei carburanti sulle autostrade italiane, aumentati per il 17° giorno di fila toccando una media di 2,019 euro al litro per la benzina verde e di 1,828 per il diesel (entrambi al self service). Il ministro delle Imprese e del made in Italy (ex Sviluppo economico) Adolfo Urso dà la colpa al peso delle accise sull’importo finale, dimenticando che è stato proprio il governo di cui fa parte a non prorogare nel 2023 lo sconto di trenta centesimi al litro introdotto dall’esecutivo Draghi. E dalle opposizioni piovono gli attacchi al centrodestra e ai suoi leader, a cui si rinfacciano le vecchie promesse elettorali su questo tema: “Dalla campagna elettorale ereditiamo decine di video sull’abbattimento delle accise. Da Meloni a Salvini, ogni leader di destra ha promesso la riduzione dei prezzi. La realtà di oggi è l’esatto opposto, con un governo che ha perfino eliminato gli sconti sulle accise decisi dai governi che l’hanno preceduto”, incalza il capogruppo M5s al Senato Stefano Patuanelli. Il Pd, con il responsabile Economia Antonio Misiani, chiede “atti concreti” al governo, ricorda che il ministro delle Infrastrutture e leader della Lega Matteo Salvini “aveva promesso l’intervento del governo nel caso in cui il prezzo dei carburanti avesse superato i due euro al litro. Questa soglia è stata largamente sorpassata ma degli interventi promessi non c’è traccia né annuncio”, sottolinea il senatore. Chiedendo all’esecutivo “cosa ha intenzione di fare” dell’extragettito incamerato dallo Stato grazie ai rincari, che secondo Assoutenti supera i due miliardi di euro.
In effetti gli annunci passati degli esponenti di governo sulla necessità di un taglio delle accise si sprecano. Il più recente è quello di Salvini, che l’8 febbraio scorso – come ricorda Misiani – assicurava: “L’accordo è che qualora si arrivasse sopra i 2 euro, il governo interverrà, come è stato già fatto l’anno scorso. Adesso però siamo a 1,8 euro, e conto che il 2 davanti non lo si vedrà più”. Ora che “il 2 davanti” è tornato da giorni, però, nessuna iniziativa è stata assunta. Ma anche la premier Giorgia Meloni, quando non aveva responsabilità di governo, tuonava contro la “vergogna” delle accise: “Chiediamo che vengano progressivamente abolite perché è uno scandalo che le tasse dello Stato italiano compromettano così la nostra economia”, diceva nel 2019. Nello stesso programma elettorale della Lega, peraltro, si prometteva di “proseguire con misure transitorie di riduzione delle accise di gasolio, benzina e Gpl”. Mentre in quello di Fratelli d’Italia si parlava di “sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise“. Il tema era ovviamente venuto a galla al momento della mancata proroga del taglio alle accise, ma la premier si era giustificata affermando che la promessa fosse valida solo in caso di maggiori entrate. Le quali, al momento, di sicuro non mancano.
Politica
Caro carburanti, le opposizioni chiedono “atti concreti” al governo. Quando Salvini diceva: “Sopra i due euro al litro taglieremo le accise”
Diventano un tema di scontro politico i prezzi record dei carburanti sulle autostrade italiane, aumentati per il 17° giorno di fila toccando una media di 2,019 euro al litro per la benzina verde e di 1,828 per il diesel (entrambi al self service). Il ministro delle Imprese e del made in Italy (ex Sviluppo economico) Adolfo Urso dà la colpa al peso delle accise sull’importo finale, dimenticando che è stato proprio il governo di cui fa parte a non prorogare nel 2023 lo sconto di trenta centesimi al litro introdotto dall’esecutivo Draghi. E dalle opposizioni piovono gli attacchi al centrodestra e ai suoi leader, a cui si rinfacciano le vecchie promesse elettorali su questo tema: “Dalla campagna elettorale ereditiamo decine di video sull’abbattimento delle accise. Da Meloni a Salvini, ogni leader di destra ha promesso la riduzione dei prezzi. La realtà di oggi è l’esatto opposto, con un governo che ha perfino eliminato gli sconti sulle accise decisi dai governi che l’hanno preceduto”, incalza il capogruppo M5s al Senato Stefano Patuanelli. Il Pd, con il responsabile Economia Antonio Misiani, chiede “atti concreti” al governo, ricorda che il ministro delle Infrastrutture e leader della Lega Matteo Salvini “aveva promesso l’intervento del governo nel caso in cui il prezzo dei carburanti avesse superato i due euro al litro. Questa soglia è stata largamente sorpassata ma degli interventi promessi non c’è traccia né annuncio”, sottolinea il senatore. Chiedendo all’esecutivo “cosa ha intenzione di fare” dell’extragettito incamerato dallo Stato grazie ai rincari, che secondo Assoutenti supera i due miliardi di euro.
In effetti gli annunci passati degli esponenti di governo sulla necessità di un taglio delle accise si sprecano. Il più recente è quello di Salvini, che l’8 febbraio scorso – come ricorda Misiani – assicurava: “L’accordo è che qualora si arrivasse sopra i 2 euro, il governo interverrà, come è stato già fatto l’anno scorso. Adesso però siamo a 1,8 euro, e conto che il 2 davanti non lo si vedrà più”. Ora che “il 2 davanti” è tornato da giorni, però, nessuna iniziativa è stata assunta. Ma anche la premier Giorgia Meloni, quando non aveva responsabilità di governo, tuonava contro la “vergogna” delle accise: “Chiediamo che vengano progressivamente abolite perché è uno scandalo che le tasse dello Stato italiano compromettano così la nostra economia”, diceva nel 2019. Nello stesso programma elettorale della Lega, peraltro, si prometteva di “proseguire con misure transitorie di riduzione delle accise di gasolio, benzina e Gpl”. Mentre in quello di Fratelli d’Italia si parlava di “sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise“. Il tema era ovviamente venuto a galla al momento della mancata proroga del taglio alle accise, ma la premier si era giustificata affermando che la promessa fosse valida solo in caso di maggiori entrate. Le quali, al momento, di sicuro non mancano.
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Parigi, 13 mar. (Adnkronos) - La regina Camilla ha inviato una lettera a Gisele Pelicot, la donna francese che il marito ha fatto violentare per anni da decine di uomini, per "esprimerle la sua solidarietà ai massimi livelli". Lo ha riferito a Newsweek un collaboratore reale, aggiungendo che la sovrana, che lavora da anni per le vittime di violenza domestica, ha voluto riconoscere "la straordinaria dignità e il coraggio" della donna francese.
Dominique Pelicot ha ripetutamente drogato e violentato la moglie Gisèle per quasi un decennio, ha reclutato decine di uomini per fare lo stesso e ha filmato più di 200 di queste aggressioni in un caso che ha sconvolto la Francia e il mondo. E la regina "è rimasta profondamente colpita da questi fatti e dalla straordinaria dignità e dal coraggio di quella donna nel render pubblica la sua vicenda", ha affermato la fonte. "Naturalmente, ha contribuito a mettere in luce un problema sociale molto significativo, nonostante tutte le sofferenze personali che aveva attraversato".
"Quindi - prosegue la fonte reale - come sostenitrice di lunga data delle vittime di abusi domestici e sessuali, la regina ha scritto in privato a madame Pelicot, determinata a esprimerle al massimo il proprio sostegno." La lettera è un esempio del modo in cui Camilla intenda fare a livello globale ciò che fa regolarmente in Gran Bretagna - scrive il Newsweek - come dimostra la visita del 6 febbraio a Brave Spaces, a Exeter, nel sud-ovest dell'Inghilterra. L'organizzazione benefica spera di trovare una sede permanente, ma al momento offre supporto alle vittime di violenza domestica da una stanza sul retro del CoLab, uno sportello unico che fornisce servizi di supporto a una moltitudine di persone vulnerabili.
Quando la busta con il sigillo della famiglia reale britannica è arrivata insieme a migliaia di lettere di sostegno, la signora Pelicot "era sbalordita, commossa e molto orgogliosa di vedere che era riuscita a portare la sua battaglia fino alla famiglia reale britannica", ha detto a Le Monde l'avvocato della donna, Antoine Camus.
Il processo per stupro di massa, durato tre mesi in Francia lo scorso autunno, ha visto 51 uomini condannati per un totale di 428 anni. L'elettricista in pensione Pelicot è stato incarcerato alla pena massima di 20 anni. La 72enne, che The Independent ha definito la donna più influente del 2025, ha coraggiosamente scelto di rinunciare all'anonimato durante il processo che si è svolto nel villaggio di Mazan, nel sud-est della Francia.
Tel Aviv, 13 mar. (Adnkronos) - "In merito all'accusa del sangue pubblicata dalla 'Commissione d'inchiesta': è uno dei peggiori casi di accusa del sangue che il mondo abbia mai visto (e il mondo ne ha visti molti). Accusa le vittime dei crimini commessi contro di loro. Hamas è l'organizzazione che ha commesso orrendi crimini sessuali contro gli israeliani. È davvero un documento malato che solo un'organizzazione antisemita come l'Onu potrebbe produrre". Lo ha scritto su X il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Oren Marmorstein.
Roma, 13 mar (Adnkronos) - Si terrà la prossima settimana, probabilmente giovedì 20 marzo, una seduta straordinaria della Camera dei deputati di tre ore e mezza per discutere le mozioni delle opposizioni sull'emergenza carceri. Lo ha stabilito la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
Ramallah, 13 mar. (Adnkronos) - Secondo la Società dei prigionieri palestinesi e la Commissione per gli affari dei prigionieri ed ex prigionieri, almeno 25 palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane durante le ultime incursioni nella Cisgiordania occupata. Tra gli arrestati ci sono una donna e diversi ex prigionieri, si legge nella dichiarazione congiunta su Telegram. Aumentano gli arresti a Hebron, dove secondo l'agenzia di stampa Wafa oggi sono state arrestate 12 persone, tra cui 11 ex prigionieri.
Roma, 13 mar (Adnkronos) - "Non c'è stato l'affidamento da parte del governo di infrastrutture critiche del Paese a Starlink" e "come già rassicurato dal presidente Meloni ogni eventuale ulteriore sviluppo su questa questione sarà gestito secondo le consuete procedure". Lo ha detto il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani in Senato rispondendo a una interrogazione del Pd.
Roma, 13 mar (Adnkronos) - Per quel che riguarda il piano 'Italia a 1 giga', "con riferimento alle aree più remote, il governo sta valutando con Starlink e altri operatori l'ipotesi di integrazione della tecnologia satellitare come complemento alle infrastrutture esistenti". Lo ha detto il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani rispondendo in Senato a una interrogazione del Pd.
"Nel caso specifico di Starlink, sono in corso delle interlocuzioni con alcune regioni italiane - del nord, del centro e del sud - per sperimentare la fornitura di un 'servizio space-based' rivolto ad aree remote o prive di infrastrutture terrestri. In ogni caso, si ribadisce che non sono stati firmati contratti nè sono stati conclusi accordi tra il governo italiano e la società Space X per l'uso del sistema di comunicazioni satellitari Starlink per coprire le aree più remote del territorio", ha chiarito Ciriani.
Roma, 13 mar (Adnkronos) - "Presso la presidenza del Consiglio non è stato istituito alcun tavolo tecnico operativo per lo studio della concessione a Starlink della gestione delle infrastrutture di connessione e telecomunicazione delle sedi diplomatiche italiane o delle stazioni mobili delle navi militari italiane". Lo ha detto il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani rispondendo al Senato a una interpellanza del Pd.