“Elly Schlein? È troppo radicale e fa fatica a convogliare l’interesse di tutti”. È una Sabrina Ferilli a tutto campo quella intervistata da Vanity Fair, che le dedica la copertina del numero in edicola questa settimana. Fa trapelare di non voler parlare di politica e di vita privata ma alla fine si apre raccontandosi in maniera per certi versi inedita, soprattutto sul tema della maternità. Ma sono le dichiarazioni sulla politica a tenere banco perché lei – che da sempre considerata un’icona della sinistra – ancora una volta non lesina critiche al Pd. E non solo. Politicamente dove sta? “Ora è un problema”, spiega senza indugi. Poi argomenta alla sua maniera, mettendoci testa e pancia: “Oggi la sinistra si occupa di alcuni temi assolutamente importanti, come le discriminazioni, ma dovrebbe insistere anche su quelli più trasversali, come il lavoro, la sicurezza, la scuola”. Quanto alla segretaria del Partito Democratico, non usa mezze misure definendola troppo radicale. “Faccio l’esempio della scuola: l’Italia ha livelli di analfabetismo e di abbandono scolastico preoccupanti, non è stato fatto nulla e la sinistra è stata al governo per tanti anni. Se non coltivi le nuove generazioni, la cultura, come fai a far crescere il Paese?”.
Poi tocca alcuni temi caldi, terreno di scontro che spaccano la politica e l’opinione pubblica: “Ma mi viene in mente anche il diritto all’aborto: la sinistra, pur potendo, non ha mai affrontato il problema degli obiettori di coscienza, che di fatto rendono inapplicabile la legge 194. Poi c’è il tema del salario minimo, sacrosanto, una battaglia che solo ora è stata sollevata, un po’ in ritardo…”. La Ferilli smentisce le voci circolate nei mesi scorsi, a proposito della sua candidatura alla Regione Lazio con il Movimento 5 Stelle (nel 2016 rivelò di aver votato per Virginia Raggi) e parla di Giorgia Meloni con un giudizio in chiaroscuro. “È un capo di un governo di destra, e quello è, quello fa. Io sto a sinistra e su tanti temi sono molto distante. Dicono: è preparata. Ma che fosse preparata lo sapevo anche prima”. E poi torna ad accusare la sinistra: “L’errore sotto elezioni e stato quello di dire: non votatela perché è fascista, invece di proporre alternative. I sondaggi la danno ancora ben salda, evidentemente la gente è soddisfatta. Ma faccio anche la tara di chi sono io…”.
E spiega di essersi “sempre ritrovata a sinistra anche quando non ero d’accordo per una montagna di miei pensieri che continuo a credere validi: una nazione che non è solo patria, l’accoglienza che non può essere razzista, il diritto di cittadinanza che deve essere dato a chi nasce e cresce qui. Sono temi tuttavia che non sono interesse di tutti, perché a noi non ci manca di arrivare a fine mese, non ci mancano i soldi per farci curare dal medico privato o per mandare un nipote a una scuola privata. Faccio parte di una fascia, più piccola, di persone privilegiate: non perché lo sono non posso parlare, anzi, però le mie preoccupazioni “pesano meno” di quelle della maggioranza che vive le difficoltà tutti i giorni”.
Anche sul fronte della vita privata, la Ferilli – che nel 2024 tornerà in Rai da protagonista di una nuova serie tv, Gloria, diretta da Fausto Brizzi – non teme di esporsi raccontando anche il lato più intimo, come la mancata maternità. “Io crescendo ho pensato che non fosse del tutto la mia strada, e così è rimasto. Anche perché poi non era più il tempo di farlo. Ma non ne ho fatto mai mistero, non mi ha mai procurato dolore, non sono una che pensa a “quello che poteva essere”, la vita va come deve andare. Ho investito molto sul mio lavoro e il riscontro c’è stato, sono sana, ho degli amici che mi porto dietro da una vita e che sono famiglia, una cortina di affetto e affidabilità”, racconta.
E rivela di aver tentato per due volte la strada dell’adozione: “Ho provato una prima volta, ma poi mi sono separata. E avrei voluto anche dopo, da single, ma questo è un Paese strano, tutti possono fare tutto, ma per fare le cose più normali ci sono mille paletti, adottare è difficilissimo. Non solo devi essere sposato, devi anche attraversare tutta una serie di passaggi burocratici, una selezione psichiatrica, gli assistenti sociali, avere soldi… Tutte cose che non fa chi decide di fare dei figli, che non viene esaminato. Le regole vanno rispettate, ma devono essere fatte per il bene, se sono fatte per il male, in questo caso dei bambini, non va bene”.
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