È la candidata socialista Francina Armengol la nuova presidente del Congresso dei Deputati, la Camera bassa del Parlamento spagnolo. Cinquantadue anni, presidente della Comunità autonoma delle Isole Baleari fino allo scorso giugno, Armengol ha ottenuto la maggioranza assoluta con 178 voti su 350: per la sua elezione è stato decisivo il sostegno dei sette deputati di Junts per Catalunya, la coalizione secessionista guidata dall’ex presidente catalano Carles Puigdemont. La convergenza apre la strada alla formazione di un nuovo governo presieduto da Pedro Sánchez, il premier uscente che alle elezioni del 23 luglio scorso ha ribaltato i pronostici: il suo Psoe (il partito socialista spagnolo) è arrivato quasi al pareggio con i conservatori del Partito popolare (Pp), guidati dall’ex governatore galiziano Alberto Núñez Feijóo, dato per sicuro trionfatore.
Se si ripetesse lo schema che ha portato all’elezione di Armengol, in un eventuale voto di fiducia Sánchez potrebbe ottenere la maggioranza assoluta con i 122 voti del Psoe, i 31 di Sumar (la coalizione progressista guidata dall’ex ministra del Lavoro Yolanda Díaz), i sette di Junts, i sette di Erc (gli indipendentisti catalani di sinistra) e gli 11 dei nazionalisti baschi (Pnv e Bildu). I catalani, però, si affrettano a precisare che le due partite sono separate: “L’accordo è circoscritto all’ufficio di presidenza del Congresso e non ha nulla a che fare con la trattativa sull’investitura”, riferisce Junts in una nota.
Sembra definitivamente tramontata, invece, l’ipotesi di un’alleanza tra il Pp e l’ultradestra di Vox: nel voto per la presidenza del Congresso, i 33 verdi di Santiago Abascal hanno puntato su un nome proprio, Ignacio Gil Lázaro, scaricando la candidata popolare Cuca Gamarra, che si è fermata a 139 voti. Si complica quindi la missione di Feijóo – che dovrebbe ottenere per primo l’incarico dal re, in quanto leader del partito che ha ottenuto più voti – di formare un governo di centrodestra, per il quale comunque gli sarebbero mancati i numeri.