di Trilussa
Forse si sono intersecate, sommandosi, più situazioni nella scelta dell’ex Mister della nazionale Roberto Mancini di lasciare il suo incarico. Anche il momento non è sembrato molto opportuno vista l’imminenza della classificazione della nostra nazionale agli Europei 2024. Sono sicuro che questo abbia pesato nella sua scelta ma un peso, tuttavia, assai più leggero della somma degli altri due: una certa irritazione personale per delle scelte federali non condivise e l’allettante prospettiva di uno stipendio da favola: uno stipendio da Mille e una notte. L’ultimo dei tanti episodi che, sommati tutti insieme, stanno diventando un vero problema per la vecchia Europa.
Un’attrazione, quella del denaro, cui sembra pochi riescano a resistere. Capisco forse di più le scelte di molti grandi giocatori non più giovanissimi. Hanno ancora pochi anni da sfruttare prima di lasciare quell’attività che già gli ha dato molto e cercano di monetizzare gli ultimi scampoli di carriera incassando il massimo dalla loro abilità professionale. Meno capisco Mancini che non ha limiti di età e che ritenevo, a questo punto a torto, che sarebbe stato immune da queste sirene arabe.
Purtroppo non è così e ci dobbiamo domandare non se, ma quanto questo culto del denaro condizioni il nostro futuro di cittadini. Sembra oramai che non vi siano limiti e si possa comprare tutto: dalle prestazioni mediche che permettono oramai, pagando, di avere la risposta di un esame in tempi brevi (speso che l’esperimento di un ospedale del Nord di saltare la fila al Pronto Soccorso, pagando, rimanga solo tale), oppure possedere la villa a Forte dei Marmi facendo sloggiare il pensionato a suon di milioni per la sua abitazione di poco valore.
Sono cattivi esempi che rimbalzando sui media e facendo scalpore (presto potrebbero non farlo più, lo scalpore dicevo) convincono i già sprovveduti e ignoranti nostri giovani che quella è proprio la strada giusta, la chiave che apre tutte le porte. Non più studio impegno passione sacrificio ma raccomandazioni, furbizia e soprattutto soldi. Se poi sono quelli di papà tanto meglio. Uno di quei papà così premurosi da “non far mancare niente” ai propri figli facendone soprattutto dei deficienti senza palle, senza progetti e obiettivi se non quello dello sballo e del divertimento a poco prezzo, nel senso dell’impegno e non del costo.
Già la società capitalistica aveva mostrato ampiamente il suo disvalore e i suoi problemi, ma ora il fattore denaro sta dimostrando come può essere in grado non solo di modificare la vita di molti fortunati chiamati a suon di milioni a concludere nel deserto la loro carriera, ma anche come sistema esteso a valore generale. La loro forza e potenza è stata già ampiamente dimostrata con gli ultimi campionati mondiali, strappati a suon di milioni e mazzette al vecchio continente e catapultati nel deserto più deserto che si può, ma mascherato da stadi meravigliosi costati milioni di dollari e di centinaia (?) di morti, in rettangoli verdi frutto di milioni di litro d’acqua, grattacieli e città favolose in mezzo al nulla.
Con i nostri soldi, che ora ci ritornano strappandoci campioni, allenatori, personaggi cari e amati che non credevamo mai che avrebbero lasciato la propria casa e il proprio paese, i propri affetti, anche solo quello dei tifosi, solo per questo miraggio del denaro. Un brutto futuro ci attende, noi ne siamo la causa e ne subiremo gli effetti.