Giustizia & Impunità

Imperia, in Tribunale vuoti d’organico record: anche l’autista lavora in cancelleria. La lettera del presidente a Nordio: “Così non si va avanti”

Non si può andare avanti così“. Trasuda sofferenza la lettera che il presidente del Tribunale di Imperia, Eduardo Bracco, ha inviato al ministero della Giustizia per denunciare l'”allarmante carenza di organico” del suo ufficio. Già, perché mentre il Guardasigilli Carlo Nordio discetta ogni giorno di grandi temi ideologici – la prescrizione, il concorso esterno, i limiti alle intercettazioni, il presunto garantismo – chi amministra il diritto sui territori è costretto a lavorare in condizioni limite. È il caso dei giudici imperiesi, che devono fare i conti con il tasso di scopertura del personale amministrativo più alto d’Italia: il 63%, un valore quasi triplicato nel giro di quattro anni (nel 2019 era al 26,5%). Significa “che i presenti sono appena il 37% dell’organico”, ossia 52 dipendenti su 116, “di cui ben nove usufruiscono dei benefici della legge 104 (i permessi per assistere i familiari malati, ndr)”, sottolinea Bracco nello scritto, inviato l’11 agosto al capo del Dipartimento Organizzazione del ministero e alla presidente della Corte d’Appello di Genova. Il dato più drammatico riguarda i cancellieri, figure indispensabili per l’attività giudiziaria (banalmente, senza di loro non si può tenere udienza): dovrebbero essere 12 a fronte di 21 magistrati, invece sono soltanto due. E per coprire i vuoti ci si arrangia come si può: “L’unico autista presente lavora stabilmente nella cancelleria”.

Non solo: nel Tribunale del Ponente ligure mancano 11 funzionari su 21 (il 52%), nove assistenti su 24 (il 37,5%), quattro operatori su nove (il 44%), quattro conducenti su cinque (l’80%), 17 addetti all’Ufficio per il processo su 25 (il 68%), cinque operatori data entry su nove (il 71%). E soprattutto manca il dirigente amministrativo, colui che dovrebbe coordinare le risorse umane, finanziarie e strumentali dell’ufficio: il ruolo, a titolo di supplenza, lo svolge da anni lo stesso Bracco. In un quadro del genere, “basta che un dipendente si assenti per una semplice influenza per mandare ulteriormente in crisi un intero settore”, scrive il magistrato. E anche se “il personale si sta prodigando e sta operando in affanno, dimostrando dedizione al lavoro, attaccamento all’ufficio e accumulando, specie nel settore penale, ore di straordinario necessitate” – incalza – “non si può andare avanti così: i direttori hanno difficoltà a gestire i servizi e, come pure i funzionari, sopperiscono alle necessità svolgendo mansioni anche di livello inferiore; i dipendenti sono in sofferenza e ci sono state richieste di visita medica fiscale per valutare il livello di stress lavoro-correlato; si riscontrano, inevitabilmente, aumento di errori, difficoltà relazionali e calo dell’efficienza delle prestazioni”, è l’allarme.

Insomma, il Tribunale competente su tutto il Ponente ligure – territorio delicatissimo per la presenza della frontiera di Ventimiglia, nonché storicamente infiltrato dalla ‘ndrangheta – è sull’orlo del collasso. Per far fronte a questa situazione il presidente Bracco è stato costretto ad adottare un ordine di servizio in cui riduce a sole due ore al giorno gli orari di apertura delle cancellerie (invece dell’intera mattinata) e a un’ora soltanto, dalle 9 alle 10, l’intervallo in cui “il personale risponderà alle telefonate”. Inoltre, scrive, “dovranno abbandonare quelle prassi lavorative comportanti impiego di tempo e che non siano previste espressamente dalla legge”, ad esempio evitando “di dare informazioni che la legge demanda agli avvocati”. “Si tratta di misure necessitate e chiedo che siano accettate con pieno spirito collaborativo, nella consapevolezza della delicata situazione”, scrive il magistrato rivolgendosi al foro, al pubblico e alla Procura.

Ma in ogni caso, puntualizza nella lettera al ministero, “non vi sono concreti margini di miglioramento”, “se non previo un rinfoltimento consistente del personale”: anzi, “la criticità è destinata persino ad aggravarsi”, perché “da un lato non si hanno notizie di arrivi, dall’altro, entro i primi mesi del 2024, andranno in pensione cinque dipendenti ed ulteriori tre potrebbero aggiungersi”. “Ci avvaliamo, in forza di convenzione col Comune di Imperia, dell’apporto di alcuni percettori del reddito di cittadinanza, le cui possibilità e tempi di impiego sono comunque estremamente limitate e, in ogni caso, tale esperienza volge al termine”, scrive. E per questo chiede a via Arenula di “utilizzare le graduatorie di pubblici concorsi approvate da altre amministrazioni – nel caso di specie si indicano la Provincia di Imperia, i Comuni di Imperia, Sanremo e Ventimiglia – al fine di procedere all’assunzione di personale“.