Musica

La storia dietro Perhaps, l’ultimo brano dei Guns N’ Roses, fa pensare al tempo andato

Per quanto molti non abbiano voglia, a oggi, di ascoltare un nuovo brano dei Guns N’ Roses, la storia dietro l’ultima “Perhaps”, disponibile da oggi, è particolare e intensa quanto quella delle due canzoni che, nel 2021, l’hanno preceduta – “ABSURD” e “Hard Skool” – pubblicate ad agosto dello stesso anno la prima e a settembre la seconda.

Succede in sostanza che a partire dalla metà degli anni novanta Axl Rose fa fuori, scientificamente, quel che allora rimaneva di una delle ultime grandi rock band al mondo: il chitarrista Slash e, tempo qualche mese, anche il bassista Duff McKagan (gli stessi che, rientrati nel 2016, hanno preso parte a una delle serie di concerti più fortunate di sempre). Sì, perché Rose non vuole solo sfornare un disco, vuole consegnarsi alla storia: e per farlo ingaggia la qualunque, da Brian May dei Queen a Josh Freese, passando per Dave Navarro dei Jane’s Addiction, Zakk Wylde, Buckethead, Robin Fink, Tommy Stinson (Replacements), Ron Thal, Chris Pittman, Bryan Mantia fino ad arrivare ai superstiti, ancora presenti in formazione, Frank Ferrer e Richard Fortus.

Nell’eterna lotta che lo vede opposto alla Geffen Records, prima che questa venisse acquistata da Universal, Rose affitta studi di registrazione e stipendia l’equivalente di un esercito, arrivando a spendere quanto nessuno riuscirà a sperperare nemmeno dopo: 13 milioni di dollari.

Stretto nell’angolo dall’uscita di un “Greatest Hits” comparso sugli scaffali dei negozi di dischi nel 2004 per rientrare, parzialmente, delle sue follie, e dopo una serie di leak trapelati quasi ad arte online, Rose si vede costretto a partorire esausto, nel 2008, l’atteso “Chinese Democracy”: sesto lavoro in carriera dei Guns N’ Roses, che alla pubblicazione vantava (su un totale di 14) solo sei canzoni veramente inedite. Senza alcuna promozione, e vittima di una serie di accordi di esclusiva rivelatisi un fiasco, l’album supera comunque le cinque milioni di copie provocando però, per assurdo, la progressiva fine del gruppo nella sua ennesima reincarnazione.

L’opera – che aveva visto nel tempo il contributo anche di Moby, Roy Thomas Baker e Bob Ezrin – è in realtà un progetto nato morto, la cui uscita è solo l’atto finale di una guerra personale e con l’esterno, caratterizzata da continue sovraincisioni, cambi di rotta, campionamenti e notizie mai confermate.

E allora come facilmente prevedibile, messo da parte l’ego che – è noto – lo ha sempre preceduto, il cantante giunge a patti coi due storici ex chiudendo nell’unica maniera possibile la sua parentesi artistica meno credibile, senza nulla togliere (sia chiaro) ai tanti brani di valore presenti nel già citato lavoro. Ma la strada è seminata di imprevisti, ed ecco che come non bastasse nel 2019 un locker appartenuto (forse) a Tom Zutaut viene venduto per 15.000 dollari a un fan che – neanche a dirlo – ha chiamato il proprio figlio Axl e non per questo eviterà il ban, a vita, dagli show dei suoi beniamini.

Si arriva così ai giorni nostri, e alla mole sterminata di materiale rimasto (più o meno) inedito che – ironia della sorte – va pian piano vedendo luce più per difesa che non perché qualcuno dei diretti interessati lo voglia davvero. E’ una storia, quella di “Perhaps”, che fa pensare al tempo andato: alle occasioni buttate nel cesso, e al mito incompiuto di una realtà, i Guns N’ Roses, che avrebbe potuto dettar legge senza soluzione di continuità anziché patire, e male, l’ardua sentenza dei posteri.