A tre mesi dall’alluvione in Romagna e mentre continuano le tensioni tra la Regione a guida Pd e la maggioranza di governo sulla ricostruzione, otto comitati cittadini che rappresentano le aree più colpite hanno deciso di scrivere una lettera-appello per chiedere “una presa di posizione” da parte delle istituzioni. Il testo, pubblicato nelle scorse ore dal Corriere di Bologna e dal Resto del Carlino, è rivolto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla premier Giorgia Meloni e al governatore Stefano Bonaccini. L’obiettivo, scrivono i comitati, è esprimere “il grande disagio” che attraversa il territorio e chiedere un sostegno immediato per “le famiglie” in grossa difficoltà. Perché altrimenti, si legge, il rischio è quello di una “crisi economica e sociale senza precedenti“. Gli allarmi proseguono da settimane: l’agricoltura è in difficoltà, così come il turismo in Riviera e ancora, è la denuncia, sono pochissimi i fondi arrivati. A inizio agosto è diventato virale il video di alcuni cittadini che denunciavano una situazione di stasi (con strada bloccata dopo tre mesi) sull’Appennino bolognese.
“Ci siamo riuniti in modo apartitico” – La lettera è firmata dalla “costituenda Assemblea Generale Comitati” che ha raccolto “le richieste provenienti dai territori emiliano-romagnoli che rappresenta e da coloro che li abitano e sono stati colpiti direttamente o indirettamente dagli eventi di maggio”. I comitati sono otto: Comitato Alluvionati Cesena, il Comitato Bassa Valle dell’Idice, il Comitato per la tutela dei Colli Bolognesi, il Comitato S. Agata 17 maggio 2023, il Comitato unitario Vittime del Fango Forlì, il Comitato Val di Zena, il Comitato Comicolli e l’Unione Comitati degli alluvionati. “Con profondo rammarico”, si legge, “ma anche con grande speranza, Vi scriviamo questa lettera a tre mesi dal devastante evento alluvionale. In qualità di Comitati rappresentanti migliaia di persone su diverse province, vorremmo portare alla Vostra attenzione alcune considerazioni, con la seguente premessa: ci siamo riuniti e organizzati in modo apartitico per interloquire con le istituzioni, ritenendo che sulle esigenze che ci riguardano non ci debba essere appartenenza politica di alcun genere, ma un richiamo ai valori fondamentali della Costituzione”.
“Approfondire le lacune che ci sono state” – Tra le prime cose che vengono chieste alle istituzioni, c’è l’urgenza di approfondire le cause che hanno portato all’emergenza e quindi le scelte sbagliate dle passato. “I tragici eventi del mese di maggio hanno visto emergere alcune criticità nella gestione da parte delle istituzioni locali e nella risposta da parte degli altri livelli amministrativi”, si legge ancora nella lettera. “Come cittadini il nostro interesse è quello di tornare ad una vita sicura, quanto più possibile protetta da fenomeni naturali come quelli che ci hanno colpito. Riteniamo quindi importante approfondire le lacune che ci sono state e ci interroghiamo sul ruolo che la gestione del territorio dei passati decenni possa aver avuto nel rendere la Romagna tanto vulnerabile ad eventi come questo”. I comitati però precisano anche che seppur non cercando “colpevoli”, chiedono di avere “chiarimenti circa le cause che hanno portato le alluvioni del 3 e 16 maggio ad avere un impatto tanto devastante sui nostri territori, sulle nostre imprese e sulle nostre vite”. Perché “solo comprendendo cosa è accaduto e cosa non ha funzionato, si può fare in modo che i problemi e le mancanze di ieri non rimangano identici domani e ci si possa tutelare dal verificarsi di episodi analoghi”.
“Quando verrà stanziata una cifra dignitosa per le famiglie colpite” – La seconda parte della lettera affronta invece il problema dei fondi stanziati finora per aiutare i territori colpiti. “Il Decreto-legge n.61 del 1 giugno 2023”, poi convertito in legge a fine luglio, “ha previsto lo stanziamento di 4,5 miliardi di euro a disposizione del Commissario straordinario all’emergenza. Quest’ultimo ha più volte pubblicamente chiarito che i fondi a sua disposizione hanno come vincolo di destinazione quello di essere utilizzati per la ricostruzione, da intendersi come messa in sicurezza dei territori mediante lavori su infrastrutture e opere pubbliche”. Per i comitati cittadini, il problema sono i sostegni alle famiglie. “Ci chiediamo quindi quando verrà stanziata una cifra dignitosa a disposizione invece dei nuclei familiari colpiti, dal momento che 120 milioni di euro risultano essere troppo pochi. La drammaticità della situazione impone uno stanziamento di fondi adeguato e immediato. Sono insufficienti il contributo di autonoma sistemazione e il contributo di immediato sostegno e dopo tre mesi dagli eventi, è inaccettabile che a molte famiglie non sia ancora arrivato alcun aiuto economico”. Ad allarmare è il futuro: “Ciò rischia di sfociare in una crisi economica e sociale senza precedenti, considerando la numerosità delle realtà imprenditoriali e commerciali colpite e i posti di lavoro coinvolti. Particolarmente per quelle fasce di popolazione già in difficoltà prima dell’alluvione, per le quali ad oggi è impossibile immaginare di rialzarsi e ricominciare“.
“Serve una puntuale ricognizione dei danni” – I comitati affrontano poi le grosse difficoltà burocratiche. “Il Cis risulta assolutamente insufficiente, a maggior ragione, vista la sua scadenza a fine ottobre: per molte famiglie sarà impossibile aver terminato e fatturato i lavori per allora, considerata la mancanza di liquidità, ma anche le difficoltà delle imprese del territorio a far fronte alle numerose richieste”, osservano. “Occorre quindi prevedere una nuova misura di sostegno, che parta da una puntuale ricognizione dei danni. Senza quest’ultima, risulta complesso comprendere sulla base di quali dati possano essere fatte opportune valutazioni per decidere circa lo stanziamento di fondi”. Entrando nel merito, i comitati segnalano “l’esigenza che le perizie necessarie siano finanziate dagli enti pubblici e non a carico dei cittadini, a maggior ragione con un contributo di soli 750 euro”. Inoltre, “chiediamo urgenti chiarimenti sulle modalità di redazione delle relazioni ricognitive dei danni subiti dalla popolazione, per individuare criteri chiari che permettano ai tecnici di accelerare la ricostruzione”.
Le paure per il futuro – A preoccupare è poi lo scarso lavoro per il futuro. “La nostra preoccupazione riguarda inoltre la possibilità che eventi come questo possano ripetersi“, continuano. “Solo tra il 2022 e il 2023 sono avvenuti quattro episodi alluvionali in Italia, per un totale di 41 vittime. Questi episodi sono sempre più assimilabili, per entità e quantità di danni, agli eventi sismici. Chiediamo quindi che venga implementata una normativa unica per le emergenze, in cui si disciplini la fattispecie delle alluvioni in maniera analoga a quanto avviene per i terremoti”. Perché “senza una regolamentazione chiara e puntuale delle procedure da attivare in fase di gestione dell’emergenza e in fase di ricostruzione, ad ogni evento alluvionale si dovrà far fronte alle problematiche che abbiamo visto in questi mesi: incertezza sulle procedure da seguire, modulistica lacunosa e burocraticamente impegnativa. Ciò rallenta la ripresa e grava ulteriormente su una popolazione già fortemente provata”.
L’appello – I comitati quindi concludono, “ci appelliamo a Voi per una ricostruzione che sia equa, trasparente ed ecologica, che ripensi in modo completamente nuovo alla sicurezza del territorio, con un approccio lungimirante; che tenga conto delle persone più fragili attraverso sistemi di welfare in grado di individuarle, accompagnarle e sostenerle; che pensi a tutelare le persone dall’inauspicabile ma concreta prospettiva di una crisi economica e sociale senza precedenti, con inevitabili ripercussioni sul tessuto nazionale”. Infine, “questo appello a un Vostro autorevole intervento è espressione del grande disagio che attraversa i nostri territori. Auspichiamo quindi una Vostra presa di posizione a sostegno della popolazione romagnola”.