“Adesso mi rimetto in piedi guardando alberi secolari, che, come mi hanno insegnato Coccia e Mancuso, sanno vivere meglio di noi”. Così ha scritto Alessandro Baricco nel lungo post pubblicato nei giorni scorsi sui social per aggiornare i suoi lettori sulle sue condizioni di salute. Allo scrittore è stata diagnosticata infatti una leucemia mielomonocitica cronica e ha fatto sapere di essersi sottoposto nelle scorse settimane ad un secondo trapianto di midollo. Per questo adesso a rispondergli, dalle pagine di Repubblica, è il botanico Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale all’università di Firenze e autore di celebri libri: “Quando si comincia a capire che tutta questa roba verde che ci circonda è vita, risolve i problemi, che ha delle capacità, allora davvero è come se si entrasse in un mondo fatato”, spiega Mancuso.
“Con Sandro (Baricco, ndr) in più occasioni ci siamo ritrovati a parlare di cosa sono in realtà gli alberi. Del fatto che noi abbiamo sempre guardato alla vita che ci circonda con occhi animali, come se la vita fosse solo quella degli animali e degli uomini. E dato che noi animali in generale, non dico uomini, ne occupiamo una frazione molto piccola, intorno allo 0,5 per cento, la vita è fatta da piante, per l’86, 87 per cento. Ecco, le nostre discussioni nascevano da qui, dalla necessità di vedere come funziona la vita. E posso dire che Sandro fa benissimo a guardare le piante, perché guardare gli alberi ha davvero una funzione terapeutica“.
Ma in cosa consiste questo potere curativo delle piante? “Era il 1984 quando venne pubblicata su Nature una ricerca che riguardava gli effetti della visione della natura sulla salute. Studiando un ospedale negli Stati Uniti un ricercatore si accorse che chi veniva ricoverato in certe stanze aveva una degenza più breve, consumava meno analgesici e risultava più felice. Andando a vedere cosa avessero queste stanze di diverso dalle altre uscì fuori che l’unica differenza consisteva nel fatto che da lì si vedevano gli alberi. Fu una ricerca che fece molto scalpore, da allora sono stati pubblicati migliaia di articoli che dimostrano la necessità di stare a contatto con la natura”, conclude.