Il generale Roberto Vannacci secondo me ha paura. Tanta. Descrive tutta la sua paura, in 317 pagine raccolte in un tomo dal titolo Il Mondo al Contrario, con affermazioni dai contenuti deliranti che hanno messo in imbarazzo anche le Forze Armate. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ne ha preso le distanze e sono state preannunciate misure disciplinari.

Nel libro, di cui ho letto alcuni stralci, si lamenta di un mondo governato, a suo dire, da minoranze. Quel mondo che probabilmente vorrebbe che continuasse ad essere dominato da uomini come lui, maschi, eterosessuali e bianchi. Scrive che potrebbe uccidere con la matita che ha in tasca chiunque lo stesse aggredendo – eppure ha paura.

Ha paura di non essere legittimato a insultare con epiteti degradanti e umilianti che fino a qualche tempo fa ” facevano parte del nostro dizionario” gay e lesbiche, rei a suo dire di non essere normali. Persone che, a differenza del generale, non trascorrerebbero mai un’intera giornata nella metropolitana di Parigi, facendo finta di inciampare per cadere addosso a parigini per toccarne la pelle scura. Così per vedere l’effetto che fa.

Ha paura di coloro che durante il Terzo Reich vennero perseguitati dai nazisti, e deportati nell’Unione Sovietica con leggi repressive, e che ancora oggi, in molti Paesi del mondo, sono a rischio di violenze, persecuzioni, arresti e torture da parte dello Stato in cui vivono o degli stessi famigliari. Eppure è lui che ha paura.

Ha paura delle femministe, quelle donne che quando si riuniscono per sfilare nelle strade cantano e mostrano le mani disarmate e tuttalpiù unite per dare forma ad una vulva. O di quelle, come le Femen, che protestano schierando contro “il nemico” il seno nudo. Ha paura delle attiviste che denunciano stupri commessi in tempi di guerra da eserciti regolari o irregolari, o quelli commessi in tempi di pace. O ancora di quelle che contano le donne ammazzate, una ogni due giorni. Eppure è lui che ha paura.

Ha paura dei poveri, che disperati e senza una casa occupano alloggi perché manca l’edilizia popolare e non vogliono stare con i figli in bidonville invase dai topi. Eppure è lui che ha paura.

Ha paura degli immigrati che muoiono annegati in mare, spesso dopo aver lanciato un sos inascoltato, magari stringendo tra le braccia i figli. Eppure è lui che ha paura.

Il generale ha paura e rivendica come antidoto alle sua ambasce il diritto di raccontare l’odio che nasce dalla paura.

Non si possono governare i sentimenti delle persone. E’ tardi per insegnare al generale che se vuol conoscere qualcuno invece di cascargli addosso per toccarlo potrebbe semplicemente allungargli la mano. Non c’è da star sereni se un generale dell’esercito italiano rivendica il diritto di narrare il suo odio argomentandolo con contenuti razzisti, sessisti, omofobi, classisti che hanno nei secoli teorizzato e poi legittimato stragi, deportazioni e privazioni della libertà, oppressione di milioni di persone.

Anni fa, una ricerca fatta dalla Commissione Jo Cox sui fenomeni di odio, intolleranza, xenofobia e razzismo mise in luce chi erano i bersagli maggiormente presi di mira sui social. Jo Cox era una deputata inglese, uccisa da un estremista di destra, il 16 giugno 2016, dopo una campagna di odio. La relazione parlamentare a lei dedicata esaminò le cause e gli effetti dell’hate speech, ovvero di quei contenuti definiti dal Consiglio d’Europa come “l’istigazione, la promozione o l’incitamento alla denigrazione, all’odio o alla diffamazione nei confronti di una persona o di un gruppo di persone, o il fatto di sottoporre a soprusi, molestie, insulti, stereotipi negativi, stigmatizzazione o minacce tale persona o gruppo, e comprende la giustificazione di queste varie forme di espressione, fondata su una serie di motivi, quali la ‘razza’, il colore, la lingua, la religione o le convinzioni, la nazionalità o l’origine nazionale o etnica, nonché l’ascendenza, l’età, la disabilità, il sesso, l’identità di genere, l’orientamento sessuale e ogni altra caratteristica o situazione personale”.

Secondo la Commissione Jo Cox, nel nostro Paese, i bersagli principali di odio sono le donne, le persone lgbt, gli immigrati, le persone con disabilità. Il rapporto rilevò anche la nostra sia la società più omofoba d’Europa.

L’odio teorizzato per normalizzare e legittimare il disprezzo nei confronti di persone storicamente aggredite o discriminate per il genere o per l’orientamento sessuale, o per una differente percentuale di melanina nella pelle, non è un’opinione ma dà forma alla violenza.

Per questo motivo il libro dello spaventato generale Roberto Vannacci, per quanto ci susciti persino ilarità in alcuni passaggi, ci deve far riflettere. Le sue deliranti affermazioni non sono la causa ma la conseguenza di una clima che sta avvelenando lentamente la nostra società. Tutto ciò che è stato scritto in quelle pagine esprime una sottocultura che ha abitato lungo e abita in molte teste e molti cuori e che rimpiange il suprematismo bianco, machista, omofobo e razzista e tutto ciò che ha reso possibili genocidi e persecuzioni.

In queste ore Vannacci, dopo le consuete scuse – “contenuti estrapolati”, “sono stato frainteso” e persino “sono a fianco dei gay perché anche io non sono normale” – che seguono a puntualmente a dichiarazioni insensate, è stato destituito dal suo comando ma quell’odio resta, lo respiriamo tutti i giorni. Ce n’è in abbondanza.

Abbiamo abbastanza anticorpi, abbiamo riserve di coscienza in un mondo dove in troppi cominciano ad avere paura? Basterà una risata a seppellire quell’odio? Non lo so.

@nadiesdaa

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