È morto Roberto Colaninno. La notizia è stata data da ambienti del gruppo Piaggio, di cui era presidente e amministratore delegato. L’imprenditore mantovano – che il 16 agosto aveva compiuto 80 anni – ha avuto una lunga carriera all’Olivetti di cui è stato amministratore delegato, ma della sua storia professionale si ricordano soprattutto la scalata a Telecom del 1999 e la presidenza di Alitalia durante il periodo dei “patrioti” di berlusconiana memoria che sancirà la separazione della bad company da una NewCo, la Cai, che avrebbe dovuto rilanciare il vettore. In entrambi i casi avventure imprenditoriali di non grande successo. Nel 1999 l’offerta pubblica d’acquisto ostile su Telecom ha successo ma carica la società di un maxi fardello debitorio (l’equivalente di 38 miliardi di euro) che nel corso degli anni fiaccherà inesorabilmente il gruppo facendogli perdere valore, quote di mercato e presenza all’estero. La struttura della governance è barocca, una lunga catena di scatole cinesi che rende farraginoso il processo decisionale. Un percorso che sarà poi completato da un altro nome di primo piano dell’imprenditoria italiana, Marco Tronchetti Provera che, nel 2001 rileva la quota di maggioranza della società, caricandola, a sua volta, di debiti e mantenendo l’arzigogolata struttura di controllo.
Nel 2002 Colaninno acquista Immsi, nata dallo scorporo degli immobili della Sirti, società della galassia Telecom e la trasforma in una holding di partecipazioni industriali e quotata in Borsa. Nel 2003 attraverso Immsi acquista Piaggio. Negli anni Piaggio cresce ed ora opera con diversi marchi, oltre al proprio: Vespa, Gilera, Scarabeo, Aprilia, Moto Guzzi, Derbi, Ape, Piaggio Veicoli Commerciali. Nel 2008 Colaninno è alla guida dei “capitani coraggiosi”, la cordata costituita sotto la regia di Silvio Berlusconi per preservare l’italianità di Alitalia e bloccarne la vendita ad Air France Klm. Nei quattro anno e mezzo di gestione Colaninno la società perde 1,25 miliardi di euro. In un’intervista a Il Sole 24 Ore dirà: “Il mio errore più grande è stato di aver sopravvalutato la potenzialità della compagnia emersa dalla privatizzazione del 2008: credevamo che la ristrutturazione avviata con Cai avrebbe trasformato Alitalia in quattro anni in una compagnia snella e redditizia. Non è stato così. Quattro anni non sono bastati, ma riteniamo che il 2016 sarà l’anno del pareggio”. La compagnia ha chiuso bottega nel 2021, passando il testimone ad Ita Airways che a sua volta è finita nelle mani di Lufthasa non avendo le capacità di sopravvivere autonomamente sul mercato.
Colaninno era nato a Mantova nel 1943. Diplomato in ragioneria inizia la sua carriera nel 1969 in Fiaam Filter, azienda di componenti per auto di cui diviene amministratore delegato. Poi, nel 1981 la fondazione di Sogefi che verrà poi assorbita dalla Cir di Carlo De Benedetti. Nel 1995 è amministratore delegato di Olivetti: per l’elettronica italiana è un momento di crisi e Colaninno decide di uscire dall’informatica e trasforma lo storico marchio in una holding di telecomunicazioni: vende le attività industriali ma fallisce nel risanamento. Nel 1998 tocca a Omnitel, gestore privato della telefonia cellulare che proprio in quegli anni sta esplodendo. La società viene venduta per sette miliardi ai tedeschi della Mannesmann e finisce poi assorbita dall’inglese Vodafone. Roberto Colaninno era padre di Matteo, ex deputato di Italia Viva e manager, con il fratello Michele, nelle società di famiglia. L’imprenditore è morto nella sua abitazione di Mantova a palazzo Canossa, un edificio del Seicento nel cuore della città completamente restaurato dove abitano anche i figli Matteo e Michele con le rispettive famiglie. I funerali si svolgeranno in forma privata senza ancora comunicare né la data né il luogo esatto.
Le reazioni – “Ho conosciuto Roberto Colaninno quando è stato protagonista di importanti iniziative nel campo industriale e finanziario. Poi in seguito con la Piaggio ha fatto di questa impresa, dalla salda storia italiana, una protagonista anche su mercati lontani dall’Italia con grande capacità imprenditoriale. Esprimo a Matteo Colaninno, che ho conosciuto nel suo intenso impegno con i giovani di Confindustria e poi in Parlamento, ed a tutta la famiglia la mia vicinanza personale e la mia partecipazione a questo lutto, che colpisce non soltanto loro ma tutto il sistema produttivo ed imprenditoriale italiano”, dichiara il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. “Matteo Renzi e tutta Italia Viva si stringono con affetto a Matteo Colaninno e alla famiglia nel ricordo del padre Roberto, imprenditore visionario e illuminato“. Così in una nota l’ufficio stampa di Italia Viva. “Roberto Colaninno ci ha lasciato. È stato un grande industriale e un grande uomo: un italiano che si era fatto da solo, apprezzato nel mondo per la sua intelligenza e la sua serietà. Un abbraccio ai figli e alla moglie, che tanto lo hanno amato e che tanto da lui sono stati amati”, scrive Pier Ferdinando Casini su Facebook. “È stato una colonna del sistema industriale italiano, lascia un’eredità fatta di opere, ingegno e vocazione sociale. Alla famiglia esprimo il cordoglio per la perdita e il sincero auspicio che il gruppo conservi lo spirito di un imprenditore che ha sempre guardato avanti, oltre le vittorie e le sconfitte. Un abbraccio affettuoso al figlio Matteo con cui ho condiviso un non breve percorso d’impegno”. Lo scrive in una nota la deputata Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd.
“Roberto Colaninno è stato una figura di spicco del panorama finanziario e industriale di questo Paese. Un abile manager e un imprenditore che ha saputo costruirsi, grazie alla messa a segno di importanti operazioni che resteranno alla storia, anche una riconosciuta fama internazionale”, così Emma e Antonio Marcegaglia, “vicini di casa” mantovani. “Apprendiamo con tristezza della scomparsa del presidente della Piaggio, Roberto Colaninno. Le sue capacità imprenditoriali e la sua passione per l’industria hanno salvato Piaggio nella fase più difficile della sua storia”. Così una nota di Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore automotive, e Samuele Nacci, segretario della Uilm di Pisa.”Ha preso in mano la Piaggio in un momento molto difficile e precario e gli va dato il merito di averla risollevata. In merito alle relazioni sindacali, ritengo che gli si mancato lo scatto per fare una vera innovazione. A sua difesa posso dire che forse le sue rigidità, soprattutto nei confronti della Fiom, sono state anche la conseguenza di una nostra situazione interna molto conflittuale e difficile che finalmente da un po’ di tempo si è risolta. Nonostante ciò, nelle varie occasioni di confronto, pur nell’asprezza dei toni, ha sempre avuto il massimo rispetto per la Fiom e la Cgil e si diceva rammaricato di non riuscire molte volte a trovare un’intesa anche con noi”. Così Marco Comparini, all’epoca segretario della Fiom di Pisa e ora nella segreteria della Cgil provinciale.