Gli incendi che stanno devastando Tenerife, nell’arcipelago delle Canarie, non danno tregua ai soccorritori e hanno costretto oltre 12mila residenti all’evacuazione nel nord e nel nord-est dell’isola. Si calcola che dall’inizio delle fiamme siano bruciati già 8.400 ettari di terreno e nelle scorse ore i roghi hanno ripreso vigore, nonostante l’impiego di 480 soccorritori. A preoccupare è soprattutto la zona settentrionale dell’isola, mentre in quella meridionale la situazione è “stabile”, hanno spiegato le autorità locali. Si tratta, secondo le stesse fonti, di uno dei peggiori incendi degli ultimi 40 anni.

Il presidente regionale delle Isole Canarie, Fernando Clavijo, ha confermato che gli incendi sono stati appiccati deliberatamente. Clavijo ha spiegato che la polizia ha aperto tre filoni di indagine, ma non ha detto se ci fossero stati arresti. Il miglioramento delle condizioni meteorologiche ha aiutato i vigili del fuoco a fare progressi durante la notte nella battaglia per domare l’incendio iniziato martedì scorso. Sebbene l’incendio nel nord-est dell’isola non sia vicino alle principali aree turistiche del sud-ovest dell’isola, il governo regionale ha ordinato l’evacuazione di un hotel nel parco nazionale del vulcano Teide, nel centro dell’isola.

L’incendio sta minacciando 11 aree urbane che fiancheggiano una zona montuosa ripida e scoscesa. L’accesso per i vigili del fuoco è estremamente difficile. I servizi di emergenza hanno affermato che la qualità dell’aria in 19 aree cittadine non era buona e hanno esortato le persone a rimanere in casa quando possibile e indossare mascherine all’aperto. Sono stati schierati più di 400 vigili del fuoco e soldati, oltre a 23 elicotteri e aerei che trasportano acqua.

Violenti incendi, aiutati da temperature altissime e venti forti, stanno creando situazioni drammatiche anche in altri angoli del mondo. Dal Canada, dove la British Columbia ha proclamato lo stato d’emergenza, alla regione di Alexandroupolis, nel nord della Grecia, dove villaggi vengono evacuati e ai residenti della città portuale è stato chiesto di restare in casa per non essere intossicati dal fumo. Il premier della provincia canadese della British Columbia David Eby ha dunque dichiarato lo stato di emergenza, affermando che le autorità stanno “affrontando la peggiore stagione di incendi mai vista”, mentre migliaia di persone sono state evacuate dalle città a est di Vancouver.

“Nelle ultime 24 ore la situazione si è evoluta rapidamente e nei prossimi giorni ci aspetta una situazione estremamente difficile”, ha spiegato Eby. I vigili del fuoco sono impegnati a spegnere le fiamme ormai fuori controllo di McDougall Creek che si sono propagate su 10.500 ettari verso le colline e le montagne sopra la città di West Kelowna, situata 300 km a est di Vancouver, costringendo migliaia di persone ad evacuare. Sono state effettuate evacuazioni anche nella vicina Kelowna, città di circa 150.000 abitanti che si trova di fronte al lago Okanagan. Mentre le autorità della regione dei Territori del Nord-Ovest affermano che più di 19.000 persone sono state evacuate dagli incendi che minacciano il capoluogo Yellowknife, città praticamente svuotata. Le squadre dei vigili del fuoco, con l’aiuto anche di militari dell’esercito, sono al lavoro 24 ore su 24 per proteggere la città.

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