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Migranti, l’alert bipartisan dei sindaci: “Rischio che restino in strada”. Il Viminale replica contro il Pd, ma dimentica le proteste dei forzisti

L‘allarme è ormai trasversale, corre da nord a sud e da desta a sinistra: l’accoglienza dei migranti, soprattutto i minori, è ai limiti e nelle prossime settimane c’è il rischio che le persone restino “letteralmente in strada”. Mancano risorse e capacità, i sindaci e i presidenti di Regione chiedono chiarezza. Il governo però, finora, si è trincerato dietro il silenzio affidando una replica, tutta incentrata contro il Pd, a “fonti” del Viminale. Un mutismo che preoccupa le città in prima linea. E non solo quelle amministrate da giunte di centrosinistra. Il sindaco forzista di Ancona, Daniele Silvetti, per il secondo giorno consecutivo lo dice in maniera chiara: “Siamo ai limiti delle nostre possibilità”. È stato eletto due mesi fa a capo di una coalizione di centrodestra, eppure non nasconde la preoccupazione chiedendo “chiarezza sul metodo”. Finora, si legge tra le righe delle sue parole al Corriere della Sera, le risposte giunte da Roma non sono state soddisfacenti.

Un avvertimento al governo Meloni è arrivato anche dal presidente della Basilicata, Vito Bardi, anche lui targato Fi e alla guida di una giunta con gli stessi colori del governo Meloni: “Non possiamo reggere numeri importanti”, ha chiarito riferendosi all’ipotesi di aumentare il numero di migranti nelle regioni italiane. “Va bene la solidarietà – ha spiegato – ma si tenga conto delle caratteristiche di una regione come la nostra, con 131 piccoli comuni”. E anche da parte sua è arrivata una richiesta di interlocuzione con il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, e con gli altri presidenti di Regione.

Ma se a destra le lamentele mantengono toni ovviamente più bassi anche se non meno incalzanti, città e regioni governate dal centrosinistra mettono in chiaro in profondità il baratro nel quale rischia di sprofondare l’accoglienza: “La Prefettura di Bologna e il ministero dell’Interno ci chiedono di farci carico con risorse del Comune di Bologna dell’accoglienza di nuclei familiari migranti, con minori al seguito, giunti a Lampedusa a Ferragosto – scrivono in una nota l’assessore al Welfare del comune di Bologna, Luca Rizzo Nervo, e la consigliera delegata al Welfare della Città metropolitana Sara Accorsi – La Prefettura non ha disponibilità né di postieconomiche per attivare soluzioni”. Una “dichiarazione di resa evidente da parte di chi gestisce il sistema d’accoglienza nazionale, giacché la prima accoglienza delle persone migranti è per legge a carico dello Stato”, chiariscono in una nota di fuoco.

“Non ci sono evidentemente più le risorse né la capacità per gestire flussi mai visti prima, ma di un fenomeno ormai strutturale, provenienti dal Mediterraneo e da Lampedusa verso le città italiane”, si legge ancora in una nota nella quale annunciano di aver chiesto un “incontro urgente” al commissario Valerio Valenti. Al quale anticipano di voler rimarcare come resti sostanzialmente inutilizzato “uno strutturato sistema di accoglienza diffuso, il più grande d’Italia, con oltre 1.900 posti di accoglienza”. Che però “a seguito delle decisioni assunte con i Decreti Salvini e l’impostazione dell’attuale governo con il Decreto Cutro” ha potenzialità limitate: “I capitolati e le risorse stanziate non sono sufficienti a garantire nemmeno posti letto e strutture sul nostro territorio”, rimarcano.

Domenica mattina è avvenuto l’ultimo arrivo in città: 150 migranti provenienti dalla Sicilia composto quasi totalmente da nuclei familiari anche con minori. “La Prefettura ci scrive di non avere capienza sufficiente per questa tipologia di persone nelle strutture di prima accoglienza cioè statali, di tutta la regione e l’area metropolitana. Ci viene chiesto pertanto di prendere in carico questi nuclei familiari presso le nostre strutture di pronto intervento per vulnerabili o comunque presso i servizi sociali”, spiegano Rizzo Nervo e Accorsi parlando di “resa del sistema nazionale di accoglienza e un insostenibile scarica barile sugli enti locali”. E avvisano: “Ai ritmi attuali degli sbarchi questi numeri sono destinati a moltiplicarsi, fino ad arrivare a qualche centinaio di persone la settimana, che senza una rete di accoglienza sono destinate a rimanere letteralmente in strada”. Contro il governo si scaglia anche il presidente della Regione Puglia: “Sulla gestione del fenomeno migratorio il governo non ha alcuna strategia”, ha detto Michele Emiliano parlando di “ipocrisia” visto che la coalizione “ha vinto le elezioni sul contrasto alla immigrazione” e “sta gestendo le cose come sono sempre andate”.

Un fiume di critiche al quale l’unica risposta è giunta da “fonti” del Viminale che bollano come “surreale” la polemica perché “lo Stato di emergenza decretato dal Governo, anche proprio per aiutare i territori a reggere meglio l’urto dell’accoglienza” è stato “rifiutato” dalle “Regioni governate dalla sinistra che hanno contestato l’esistenza di una situazione critica”. Se c’è una situazione di difficoltà, spiegano dal ministero guidato da Piantedosi, “perché i governatori di sinistra non hanno aderito allo Stato di emergenza? I sindaci non si parlano con i loro governatori?”. Alcune posizioni sono considerate al Viminale “del tutto ideologiche”. Dichiarazioni senza il bollino del ministro Piantedosi che tralasciano, tra l’altro, la polemica innescata dai sindaci leghisti del Veneto e le proteste giunte da Ancona e dalla Basilicata.