“La crisi dei rifugi in alta montagna diventa la crisi di tutti noi. L’anno scorso ero davvero convinto di non avere certezze sul futuro della mia vita una volta che fossi sceso da questo rifugio”. La famiglia di Alessandro Tranchero gestisce il rifugio alpino Quintino Sella, sul versante est del Monviso, da 48 anni. Un luogo in cui ha passato gran parte della sua vita. Eppure Tranchero fatica a ricordare una siccità simile a quella attuale.
“Abbiamo avuto un inverno nella media, ma nella media bassa. E in alta quota non c’è stato un ripristino dell’accumulo delle scorte, anzi. La neve è scesa tutta in tarda primavera e non so cosa succederà nei mesi futuri, perché non fa accumulo”. La crisi dei ghiacciai in alta montagna anticipa quello che potrebbe succedere in pianura, così i gestori dei rifugi sono obbligati a ripensare a un modello di gestione dell’acqua. “Qualcuno sta tenendo la testa sotto il cuscino. Io credo che le scorte a cui abbiamo attinto nel 2021 e nel 2022 non si siano ripristinate – spiega infine Tranchero – I ghiacciai hanno iniziato a sciogliersi senza essere reintegrati e non so quanto rimanga di queste riserve”.
di Giorgio Colombo e Ludovica Rossi