L’analisi originaria, diffusa dalla Cgia di Mestre, era di per sé assai traballante: sommando i tassi di crescita previsti per Francia e Germania, dividendo il dato per due e paragonandolo con il +1% stimato per il nostro Mezzogiorno sosteneva che “il Sud Italia cresce 4 volte più di Francia e Germania messe assieme”. Ma la traduzione social di Fratelli d’Italia, nell’ansia di rivendicare i presunti straordinari risultati del governo Meloni, ha superato l’immaginazione: su Twitter il partito ha sostenuto, domenica, che “il pil del Sud dell’Italia supererà quello di Francia e Germania“. Una evidente castroneria: il tasso di crescita di un solo anno non cambia il fatto che il prodotto interno lordo di entrambi i Paesi sia assai più alto di quello dell’Italia intera, figuriamoci del solo Sud. L’effetto cringe era completato dal commento finale – “Un dato storico che mette a tacere i soliti gufi” – e dal titolo di Libero utilizzato per realizzare la card: “capolavoro Meloni”.
Capolavoro (cit.) pic.twitter.com/FNrWknl7rY
— Alekos Prete (@AlekosPrete) August 21, 2023
Un epic fail che non è sfuggito al corrispondente della Reuters da Roma, Crispian Balmer, che ha commentato: “Credevo fosse un account parodia, invece no”. A quel punto è partito il tentativo di metterci una pezza: su Twitter il post è cancellato, su Facebook – come ricostruito da Alekos Prete – FdI è prima corsa ai ripari sostituendo “il pil del Sud Italia” con “il pil del Sud Italia in punti percentuali”, cosa che non ha risolto nulla, poi ha finalmente corretto il tiro parlando di “tasso di crescita”.
Restano i dubbi sui calcoli fatti dall’associazione artigiani e piccole imprese di Mestre (Cgia), come sempre ampiamente ripresi dai giornali. “Se calcoliamo la media semplice del tasso di crescita di Parigi e Berlino, il risultato si attesta al +0,25 per cento”, si legge nel comunicato del 19 agosto. “Ciò implica che anche il nostro Sud crescerà quattro volte più di Francia e Germania messe assieme. Ancorché questo confronto sia un semplice caso di scuola, possiamo comunque affermare con soddisfazione che ci troviamo di fronte alla rivincita degli “ultimi”. Insomma, non siamo più l’ultima ruota del carro europeo”. Si vedrà: al momento, nel secondo trimestre 2023 l’Italia è scesa al penultimo posto in UE per andamento del prodotto. Per festeggiare c’è tempo.