Una vita contrassegnata non solo dal successo internazionale, ma anche da vicende personali e famigliari difficili tra malattie e lutti. Fino al riconoscimento del figlio tanto desiderato ma avuto al di fuori del matrimonio
Toto Cutugno, scomparso a 80 anni (compiuti lo scorso luglio), era il solo e unico “italiano vero”. E non è solo la citazione della sua canzone più famosa al mondo – quasi al pari di “Nel blu dipinto di blu” -, ma è la sintesi di un artista che ha conosciuto la popolarità negli Anni 80, grazie ai 4 secondi posti al Festival di Sanremo come cantante. Non a caso fu soprannominato dallo stesso Pippo Baudo “l’eterno secondo”. In tutto Cutugno ha partecipato ben quindici volte al Festival, un piccolo primato che condivide con altri colleghi del calibro di Al Bano e Anna Oxa.
“L’italiano” è stata presentata sul palco del Teatro Ariston nel 1983 ed è stato solo per puro caso se è stato proprio Cutugno a interpretarlo. Il brano infatti – nato durante una cena, dopo un concerto in Canada- era destinato ad Adriano Celentano che lo rifiutò fermamente: “Non ho bisogno di dire che sono un italiano, un italiano vero. Perché la gente lo sa che sono così”. Poi si era pensato a Gigi Sabani che avrebbe potuto cantarlo ‘alla Celentano’, la scelta cadde (fortunatamente) proprio su Toto. Da lì il grande successo in Russia, ma anche in Ucraina, Albania, Polonia e Georgia. Il successo continuò poi nel 1990 quando vinse l’Eurovision a Zagabria con “Insieme 1992”, un brano fortemente europeista in un periodo storico intenso dopo la caduta del Muro di Berlino, a scardinare gli equilibri internazionali ed europei.
Certa critica musicale ha puntato il dito sul suo essere eccessivamente “populista” e un po’ troppo furbo nell’intercettare gli “umori” degli italiani. Ma l’artista, in una intervista a Il Corriere della sera, ha messo le mani avanti: “Mi danno del ruffiano, ma io sono autentico”. Carattere deciso, poco incline al compromesso, tanto che Mia Martini in una celebre intervista vis a vis gli disse proprio diretta: “Non mi stai simpatico”. Eppure Cutugno spiegò che certi lati spigolosi del suo carattere nacquero proprio dal suo essere timido: “Lo sono sempre stato. A 18 anni, per la prima volta una ragazza mi disse che ero un bel ragazzo, e io arrossii e credo di essere rimasto così, imbambolato, per qualche giorno”.
Il rapporto con la critica musicale italiana è sempre stato franco ma duro. È passato alla storia lo scontro tra Luzzatto Fegiz e Toto Cutugno al Dopofestival del 2008. “Hai preso migliaia di dollari in Russia e in tutto il mondo e riesci ancora a stonare a Sanremo”, disse il giornalista de Il Corriere della sera puntando il dito contro l’artista, che replicò a muso duro: “Strn**ate, sei indelicato quando parli di soldi. Quante volte hai chiesto di venire in Russia con me?”. Fegiz chiuse l’argomento: “Migliaia di volte. Mi ci hai mai portato?”
La passione per la musica nasce dal padre Domenico, siciliano di Barcellona Pozzo di Gotto. Era un sottufficiale della Marina e lavorava a La Spezia. Il padre dell’artista faceva parte della banda musicale comunale. “È stato lui ad avvicinarmi alla musica: il tamburino, la batteria, il pianoforte, la fisarmonica. Mia madre Olga, invece, era toscana. Donna piena di attenzioni, ma severa”, disse Cutugno sempre al Corriere. Il primo concorso musicale risale a soli tredici anni poi poco più che ventenne comincia a suonare in vari gruppi. Una vita segnata non solo dal successo, ma anche dai momenti personali difficili: la sorella maggiore Anna è morta davanti a Cutugno soffocata mentre mangiava degli gnocchi. Aveva solo 7 anni. Il fratello Roberto si ammalò di meningite. L’altra sorella, Rosanna è stata la prima bambina a essere operata al cuore in Italia, a Torino. Poi la scoperta del tumore nel 2008 con asportazione del rene. Ma Cutugno non si è mai scoraggiato. Ha creato scalpore anche la notizia del figlio avuto fuori dal matrimonio con la moglie Carla. Nico Cutugno, che oggi ha 33 anni ed è laureato in Economia, è stato riconosciuto con l’appoggio della moglie dell’artista stesso.
Lo scorso luglio per il suo 80esimo compleanno e su Il Corriere della Sera è apparsa una paginata a firma “La tua famiglia Carosello – Curci” con una foto in cui il cantautore da giovane e in smoking, mentre sorseggia da un calice di champagne: “Auguri Toto 80. Artista infinito, autore geniale, carissimo amico”. Un augurio che oggi risuona come un addio malinconico.