Sospeso dall’Unione africana a causa del colpo di Stato. È la decisione che i 55 Paesi del continente appartenenti all’organismo internazionale e area di libero scambio comprendente tutti gli Stati africani hanno preso dopo la deposizione a Niamey del presidente filo-occidentale Mohamed Bazoum. L’Unione ha inoltre dichiarato che “valuterà le implicazioni” di un’eventuale azione militare da parte dell’Ecowas, il blocco di Paesi dell’Africa occidentale, che ha definito “inaccettabile” il piano di transizione da portare a termine entro tre anni proposto dalla giunta militare golpista del Niger e insiste “sul ripristino dell’ordine costituzionale il più rapidamente possibile”.
La posizione sul possibile intervento militare – Nell’annunciare la sospensione del Paese del Sahel dalle proprie istituzioni, l’Unione africana (Ua) in sostanza ha dunque espresso riserve su un possibile intervento militare dell’Africa occidentale: nel comunicato, emesso dal proprio Consiglio per la pace e la sicurezza, lo stesso Cps dichiara che “prende atto della decisione dell’Ecowas” di “dispiegare una forza” in Niger e chiede alla Commissione dell’Ua di “intraprendere una valutazione delle implicazioni economiche, sociali e di sicurezza” di tale dispiegamento. La presa di posizione avviene in un contesto di forti divergenze all’interno dell’Unione africana a su questa crisi.
Il colpo di Stato del 26 luglio – Il Consiglio dell’Unione Africana ha deciso la sospensione del Niger dopo che il mese scorso alcuni soldati ammutinati hanno rovesciato il presidente democraticamente eletto del Niger e si sono rapidamente radicati al potere, respingendo la maggior parte degli sforzi di dialogo. Il presidente deposto Mohamed Bazoum, sua moglie e suo figlio sono tenuti da allora agli arresti domiciliari nella capitale. Il Niger è precipitato nel caos politico lo scorso 26 luglio, quando il presidente Bazoum è stato destituito con un colpo di Stato dalla guardia presidenziale.
Le reazioni dell’Africa occidentale – L’Ecowas ha risposto pochi giorni dopo emettendo sanzioni e lanciando un ultimatum alla giunta militare al potere: dimettersi entro una settimana o affrontare un potenziale intervento militare. La scadenza è passata domenica 6 agosto senza che la situazione politica fosse cambiata e in un vertice dell’Ecowas ad Abuja il 10 agosto i leader dei Paesi dell’Africa occidentale hanno ordinato il dispiegamento di una ‘stand-by force’, una forza di supporto, per ripristinare la democrazia, senza però precisare tempistiche né modalità. Intanto il 16 agosto è emerso da fonti che in una riunione del 14 agosto il Consiglio per la sicurezza e per la pace (Csp) dell’Unione africana (Ua) aveva respinto l’uso della forza contro i golpisti in Niger.