Politica

Ricostruire il popolo italiano: i Comitati della Romagna indicano la strada

Confermando il suo ruolo insostituibile di voce libera dell’informazione italiana, il Fatto Quotidiano ha reso nota sabato la presa di posizione dei Comitati romagnoli delle vittime delle recenti inondazioni, che mettono sotto accusa sia il governo nazionale che quello regionale, e quindi sia la destra che il Pd.

Snobbati indegnamente, insieme agli stessi Comuni ed altri enti interessati, dal generale Figliuolo – il Superburocrate incaricato da Meloni & C., anche in questo in piena scia Draghi, di dare l’impressione di risolvere le patate bollenti colla sua pseudoefficienza militaresca attestata dalle numerose medaglie conseguite – i Comitati sollevano dei temi che sono di grande importanza e vanno ben al di là del problema singolo, per quanto a sua volta importante.

Il primo riguarda la ridicola esiguità dei fondi stanziati per far fronte all’alluvione e rimanda alla questione di carattere più generale, relativa al reperimento dei fondi necessari per finanziare le politiche pubbliche. Fondi che non ci sono, come diretta conseguenza di un approccio fiscale lassista, demagogico a parole e classista nei fatti, che contraddistingue in modo particolare questo governo, il quale in realtà non fa che esasperare la linea adottata da tutti quelli che l’hanno preceduto.

Nessuno ha mai voluto introdurre la necessaria imposta patrimoniale ma questo si guarda bene anche solo dal menzionare il problema dell’evasione fiscale. La natura sostanzialmente
truffaldina di questo governo e della principale formazione politica che lo compone, che pure si richiama del tutto abusivamente, nella sua stessa denominazione, nientemeno che all’inno di Mameli, è rivelata dal suo spirito antipatriottico, se è vero che, come diceva il compianto Don Andrea Gallo, ”il vero patriota è colui che si impegna perché tutti i suoi concittadini siano rispettati nei loro bisogni essenziali”.

Parlando di fondi, occorre poi prendere in considerazione anche i numerosi criminali sperperi compiuti, intanto per prepararsi a quella guerra totale in difesa dell’Occidente in crisi, alla cui prospettiva i soldatini di Biden e Stoltenberg al governo vorrebbero abituarci anche a beneficio del complesso militare-industriale da cui dipendono. E poi le grandi opere volte solo ad arricchire le solite lobby anch’esse ben inserite e rappresentate a livello governativo, dal Ponte sullo Stretto al TAV.

Per non parlare della finanza e dei suoi pizzi, solo in minima parte scalfiti dalle misure annunciate da Giorgia Meloni e subito rientrate per effetto delle proteste degli alleati e dei minuti dell’Unione europea, pronta ad esercitare la sua occhiuta vigilanza in nome del verbo neoliberista che costituisce il suo credo di fondo e la sua unica e misera identità politica ed ideologica.

Ma i Comitati della Romagna pongono anche la questione delle cause prossime e remote di questo disastro e di quelli ancora più gravi che si preannunciano, con particolare riguardo al massacro del territorio mediante la cementificazione e le opere “pubbliche” di cui sopra e al cambiamento climatico che chiama in causa la subalternità alle lobby energetiche e in particolare all’ENI.

Fin qui il governo, che continua a fare danni irreparabili e fra le cui pieghe purulente prospera con innegabile vitalità il “pensiero” demenziale, profondamente razzista, sessista, omofobo e, in ultima analisi, fascista dei vari Vannacci, sintomo di una crisi più vasta che si delinea.

Nel frattempo il Paese reale soffre e muore e continua a scontare una mancanza di rappresentanza politica e di reale dialettica democratica, altrettanto disastrosa delle inondazioni e degli incendi.
Nonostante il positivo avvio della campagna sul salario minimo, la cosiddetta opposizione, coll’unica eccezione di Unione Popolare, e in parte l’Unione Verdi Sinistra ancora troppo legata al Pd, e nonostante qualche generoso tentativo di Giuseppe Conte, non riesce ad essere tale perché minata a fondo da difetti analoghi e soggiogata anch’essa fino al midollo dalle tre servitù storiche che affliggono da tempo la l’asse politica italiana nel suo complesso: nei confronti delle lobby del potere economico-finanziario, dell’Unione europea nella liberista e della Nato guerrafondaia.

Soprattutto l’ultima delle tre è davvero decisiva e sempre più evidente, man mano che si delinea la possibilità della pace in Ucraina, ma si delineano nuove possibili avventure militari, dal Niger fino a Taiwan. La questione della Romagna colpita dalle recenti inondazioni è emblematica dello stato angoscioso in cui ci troviamo ed è merito dei comitati romagnoli aver criticato senza mezzi termini il finto governo e la finta opposizione, avviando, con tale operazione di verità, la ricostruzione dell’unico soggetto di cui abbiamo oggi bisogno: il popolo italiano.